C’è una milizia di cui, fin dai primi giorni dello scoppio della guerra in Ucraina, si continua a parlare: la brigata Wagner. Definirla, però, non è facile come si potrebbe pensare. Teoricamente composta da mercenari russi indipendenti, secondo diverse fonti sarebbe al diretto servizio di Putin e, in Ucraina, avrebbe provato diverse volte ad uccidere il presidente Zelensky.

Brigata Wagner chi sono, qual è la loro ideologia e dove combattono

La brigata Wagner (o gruppo Wagner) nasce ufficialmente nel 2014, a seguito dello scioglimento di un precedente gruppo paramilitare della Federazione Russa, denominato Slavonic Corps. Il nome, Wagner, riprende quello di un famoso compositore tedesco, il preferito di Adolf Hitler, ma anche il nome in codice di Dmitrij Valer’evič Utkin, il militare-imprenditore di simpatie filonaziste a capo della brigata, finanziata economicamente da Yevgeny Prigozhin, l’oligarca noto come “cuoco di Putin”, in quanto proprietario della società di catering che si occupa dell’organizzazione delle cene di Stato tenute dal Presidente russo. Un gruppo paramilitare che di fatto non esiste, ma in realtà ben radicato nel tessuto politico-istituzionale-militare di Mosca (si sa, ad esempio, che la brigata si addestra spesso con le forze regolari russe, utilizzandone i mezzi), che oggi si compone di migliaia e migliaia di combattenti, uomini che in genere hanno più di 35 anni, godono di un passato nell’esercito istituzionale e percepiscono stipendi molto generosi.

Sono famosi per i tatuaggi e i simboli che rimandano al nazismo, come le svastiche, e l’elmetto che riproduce quello usato dai tedeschi nel corso della Seconda Guerra Mondiale, ma anche per i modi di combattere. La loro prima azione risale al 2014, nell’Ucraina dell’Est. Erano i tempi della guerra nel Donbass e della conquista russa della Crimea, annessa a Mosca dopo un referendum contestato dagli osservatori internazionali. Ad aiutare l’esercito russo, in via ufficiosa, visto che la legge vieta di assoldare mercenari, c’erano anche Utkin e i suoi compagni. Gli stessi, dal 2015, hanno supportato l’esercito del presidente siriano (stretto alleato di Mosca), Bashar Al Assad, nelle sue operazioni contro lo Stato islamico, permettendo di ottenere anche importanti vittorie.

Ma l’affermazione del gruppo si lega inesorabilmente alle operazioni in Africa, in Libia, in particolare, dove i mercenari russi sono comparsi a partire dal 2019, combattendo al fianco del generale Khalifa Haftar nella sua guerra civile contro il governo sponsorizzato dalle Nazioni Unite di Tripoli; a Mali, dove la brigata Wagner è intervenuta a sostegno del governo, contro le milizie jihadiste del Sahel; in Monzambico, dove si è schierata contro lo Stato islamico; ma anche in Sud Sudan, a Burkina Faso e altri Paesi. Più di recente, la brigata ha preso parte al fianco di Putin nella guerra in Ucraina: se inizialmente l’azione del gruppo si è limitata a pochi interventi mirati, il suo coinvolgimento è aumentato sempre di più, soprattutto in alcune zone del fronte orientale, dove i mercenari hanno combattutto con l’esercito ufficiale per la conquista di Bakhmut e, secondo gli ucraini, per tentare di uccidere il presidente Zelensky.

Sono tante le fonti che parlano di uno stretto rapporto tra il gruppo e gli ambienti politici russi. Basti pensare che una delle ultime apparizioni pubbliche di Utkin, risalente al 2016, fu proprio al Cremlino, dove Putin lo premiò per imprecisati meriti. Pur essendo un corpo fantasma, che agisce in maniera indipendente per perseguire i propri interessi economici, nei fatti opera in linea con le decisioni della Russia, in contesti chiave dal punto di vista geopolitico, tanto che in molti lo definiscono “l’esercito privato di Putin”. Da Mosca continuano a smentire queste voci ma è chiaro che il loro supporto sia utile a Putin per diversi motivi, non ultimo il fatto di poter operare in segretezza, senza ripercussioni sull’opinione pubblica, sventando il rischio di una rivoluzione dal basso.