Riconoscimento dei figli delle coppie gay. Una novità che sicuramente non farà piacere alle coppie LGBT di Milano e non solo. L’amministrazione del Comune di Milano è costretta ad interrompere l’iscrizione nei registri anagrafici dei figli nati dalle coppie omogentoriali. Secondo la circolare del Ministero dell’Interno ed una precisazione della Procura di Milano questa regola vale per tutte le coppie gay, fatta eccezione del caso in cui i bambini siano nati all’estero da due madri.
Non è d’accordo il sindaco del capoluogo lombardo Giuseppe Sala che ha fatto sapere che questa diventerà una sua battaglia politica contro il governo. Lo ha dichiarato durante un incontro con le famiglie arcobaleno in cui ha comunicato che è costretto a bloccare le trascrizioni dei certificati di nascita esteri dei bambini con due papà e la formazione di atti di nascita italiani con due mamme, come assicurato nella città meneghina negli ultimi anni.
Riconoscimento dei figli delle coppie gay: le proteste di Famiglie arcobaleno
“Il sindaco di Milano ha dovuto cedere al pressing del governo Meloni e alla fine la decisione è arrivata dolorosa e ingiusta – ha detto la presidente di “Famiglie arcobaleno”, Alessia Crocini – Abbiamo appreso con profondo sconforto la notizia, consapevoli di quanto questo governo si stia adoperando per togliere ogni minimo diritto di cittadinanza alle famiglie omogenitoriali in Italia. Questa notizia fa tristemente coppia con la decisione del governo italiano di bocciare anche la possibilità di un certificato europeo di filiazione, quello che permetterebbe ai figli delle coppie dello stesso sesso il riconoscimento dei propri diritti in tutta Europa”.
“I bambini e le bambine con due mamme e due papà esistono già in Italia, i ministri Piantedosi e la premier Meloni se ne facciano una ragione. Ogni giorno vanno a scuola, entrano negli studi pediatrici, giocano nei parchi e nei campi sportivi, frequentano corsi di musica, come tutti i loro coetanei, senza avere i diritti di tutti i loro coetanei. Questa situazione non è degna di un Paese civile e ci chiediamo quando questa ingiustizia verrà sanata da una legge di buon senso che rispecchi la realtà. Nel frattempo non ci fermeremo e continueremo a fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità per ottenere i più elementari diritti di cittadinanza per i nostri figli e le nostre figlie, con la certezza di avere molte alleanze dalla nostra parte“, ha concluso la presidente Crocini.
Giorgia Meloni e il pensiero sulle comunità LGBT
In realtà c’è poco da stupirsi, visto che un post su Facebook di Giorgia Meloni del 2015, quindi quasi dieci anni fa, recitava così: “No al matrimonio tra persone dello stesso sesso: sarebbe una spesa enorme per lo Stato e una inaccettabile apertura alle adozioni gay. Fratelli d’Italia si batterà in Parlamento contro il ddl Cirinnà che introduce la “stepchild adoption” e apre di fatto le porte all’utero in affitto. Per noi le priorità sono altre: sostenere la famiglia tradizionale e la natalità e difendere il sacrosanto diritto di un bambino ad avere un padre e una madre”.
Anche lo scorso settembre in diretta streaming per il Corriere della Sera durante un dibattito con Enrico Letta la Meloni ha ribadito il concetto: “l tema non è decidere il valore dell’amore, il tema è: noi abbiamo molte più coppie che vogliono adottare rispetto al numero di bambini adottabili. Credo sia normale che lo Stato faccia una scelta dando ai bambini la condizione che considera perfetta. Lo Stato italiano dice anche che tu per adottare un bambino devi avere determinati requisiti di reddito. È poverofobo? Non è poverofobo. Cerca di mettere quel bambino nella miglior condizione possibile. È buonsenso“.
In quel caso subito è arrivata la replica social di Alessandro Zan: “Giorgia Meloni è ossessionata dalle famiglie omogenitoriali. Famiglie con due madri o due padri semplicemente esistono già: a questi bambini vanno riconosciuti gli stessi diritti. È la destra a fare discriminazioni in figli di serie A e figli di serie B. Questa non è omofobia?“.