Il nuovo Partito Democratico entra in funzione. L’assemblea di ieri ha investito la nuova Segretaria Elly Schlein, consegnato a Stefano Bonaccini il ruolo di Presidente, completato la composizione della direzione nazionale del partito. Ora non resta che completare lo schema della nuova segreteria Pd. Schlein si starebbe concedendo qualche ora di riflessione ma l’indirizzo è chiaro ed è quello che, fino ad ora, ha caratterizzato la fase dem: una identità politica molto forte e un’apertura vera all’esterno con una classe dirigente giovane e innovativa, puntando su figure che non sono direttamente riconducibili alle correnti. Una linea condivisa anche da Bonaccini che, già durante la campagna delle primarie, ha giurato guerra ai vari capibastone che – riporta l’AGI – “Hanno radicamento nel Parlamento ma non nei territori del paese”. Riprova di un’armonia di vedute tra i rappresentanti delle due mozioni maggioritarie dell’assemblea.

La nuova segretaria del Pd: come sarà

Le fonti che hanno parlato all’AGI sono pronte a scommettere su una segreteria in grado di rappresentare questa tensione di rinnovamento che emerge nel partito. E, aggiungono, che “Potrebbe trattarsi di una segreteria molto strutturata. Con 10 uomini e 10 donne”. Ma ci sarà anche un “ricambio generazionale e quell’apertura all’esterno che si sono visti anche con i nomi scelti per la direzione. Il ricambio, però, non sarà solo anagrafico. Potrebbe trovare posto in segreteria, ad esempio, Sandro Ruotolo, senatore che si è speso molto durante la campagna di Schlein per contenere lo strapotere dei “cacicchi”.

L’asse Bonaccini-Schlein

La fiducia è riposta tutta nell’asse, finora dimostratosi saldo e coeso, tra Stefano Bonaccini ed Elly Schlein. Il nuovo presidente del Pd ha ribadito l’aspirazione a una gestione unitaria del partito, anche per quello che riguarda la segreteria. Una disponibilità non scontata, visto che anche dalle correnti che hanno sostenuto la corsa di Bonaccini durante il congresso si registra scetticismo sull’opportunità di entrare nell’esecutivo dem. Il ragionamento portato avanti parrebbe essere: meglio lasciare alla maggioranza l’onere di guidare il partito, concentrandosi sulla costruzione di un’area omogenea alternativa a quella che sostiene la segretaria. Questa sarebbe la posizione di alcuni big del Pd, ma non di Bonaccini. Che, invece, si dice pronto a portare avanti il proposito sollevato di un lavoro portato avanti unitamente con la nuova Segretaria. Il Presidente dell’Emilia-Romagna non si sente “nè opposizione nè minoranza” e giura di voler dare una mano al partito. Anche a costo di entrare in Segreteria – lui o chi per lui – alias l’organo che meno si presta a bilanciamenti e trattative. Lì, infatti, nasce e si propaga la linea politica della Segretaria Elly Schlein. Bonaccini ha spiegato il concetto con queste parole riportate dall’AGI:

Serve una maggioranza e una minoranza che trovino una convergenza. Non mi sento nè minoranza nè opposizione, ma la segretaria si chiama Elly Schlein, a lei il dovere e il diritto di trovare una strada anche per una segreteria unitaria, se vorrà.

Con il pallino del gioco in mano

Le parti, come hanno già fatto per la nomina in presidenza, sono pronte a dialogare in maniera aperta. Si prospetta, quindi, un faccia a faccia, concedendo poco o nulla alle seconde e terze file del partito. Sono loro ad avere in mano il pallino del gioco dem. Tanto che, anche per quanto concerne la composizione della direzione, nessuno ha saputo nulla fino a qualche ora prima dell’annuncio. Conferma che Schlein e Bonaccini stanno gestendo tutto in autonomia, lontano dalle mani dei capicorrente. Lo stesso schema sarà seguito per far andare al loro posto i pezzi del puzzle dei capigruppo e della segreteria. “Credo che a breve, quando Elly sarà nelle condizioni, ci rivedremo per discutere della segreteria, se possa essere o meno unitaria, io credo e spero di sì” sottolinea Bonaccini.