Si continua ad indagare, a Gioiosa Marea, sui motivi che avrebbero spinto Tindaro Molica Nardo, finanziere in pensione, ad uccidere la moglie, Maria Febriona Buttò, prima di togliersi la vita a sua volta, lo scorso 10 marzo. Stando a quanto emerso finora, i due erano soliti litigare, anche molto vivacemente, a causa della gelosia di lui, tanto che la donna aveva deciso di trasferirsi temporaneamente a casa della figlia. Tornata nell’abitazione familiare, sarebbe morta per mano del marito.

Omicidio suicidio a Gioiosa Marea: stasera l’autopsia sui corpi di Nardo e Buttò

Risalgono al 10 marzo scorso i fatti che hanno portato alla tragica morte di Maria Febriona Buttò, la 61enne cuoca di professione uccisa a coltellate dal marito, l’ex finanziere in pensione Tindaro Molica Nardo, a Gioiosa Marea. L’uomo, 65 anni, avrebbe accoltellato la moglie in casa, per motivi ancora da accertare; poi, prima di togliersi la vita a sua volta, avrebbe inviato alla figlia un messaggio vocale su Whatsapp. “Ho ucciso la mamma, addio”, le avrebbe detto. Stando alle prime ricostruzioni degli inquirenti, sembra che i due fossero soliti litigare, anche molto vivacemente, a causa della gelosia di lui; proprio per questo, sembra, la donna aveva deciso di allontanarsi momentaneamente dall’abitazione familiare, facendovi ritorno solo giovedì scorso. Poche ore dopo il suo arrivo, si era recata con il marito in un appezzamento di terreno di loro proprietà. Una passeggiata tranquilla, che a casa, dopo l’ennesimo litigio, si è trasformata in un dramma quando Nardo aveva deciso di impugnare un coltello da cucina, colpendola ripetutamente.

La donna si sarebbe difesa, invano. A dimostrarlo sono le ferite rinvenute sulle mani, probabilmente usate come scudo nel tentativo di sopravvivere alla furia cieca del marito. Sul caso indaga ininterrottamente la Procura di Patti, in provincia di Messina. L’obiettivo degli inquirenti è ricostruire le esatte dinamiche di quanto accaduto e le motivazioni che avrebbero spinto l’uomo a compiere l’estremo gesto: interrogativi, questi, che con tutta probabilità saranno chiariti a seguito dell’esame autoptico disposto sulle due salme – il cui incarico è stato affidato al medico legale Elvira Ventura Spagnolo -, che dovrebbe essere effettuato tra la serata di oggi e la mattinata di domani, 14 marzo. Fondamentale sarà anche l’analisi dei tabulati telefonici e dei messaggi scambiati dalla vittima e dal suo killer, nonché i rilievi effettuati presso l’abitazione della coppia. La mattina del delitto nessuno avrebbe sentito nulla. A dare l’allarme, attorno alle 8.30 di mattina, era stata proprio la figlia destinataria dell’audio del 65enne.

Allarmata dalle sue parole, la donna si era messa in contatto con alcuni parenti di Gioiosa Marea, chiedendo loro di accertarsi delle condizioni di salute dei genitori. Giunto sul posto, un suo cugino, residente nelle vicinanze, aveva aperto la porta con delle chiavi di riserva, trovando i corpi riversi a terra, in cucina, in una pozza di sangue. Molica Nardo, ex militare, non deteneva armi. Sembra che solo qualche mese fa, anzi, avesse consegnato ai carabinieri un fucile da caccia che non voleva più utilizzare. Nessuno, nella comunità di Gioiosa Marea, sospettava che avrebbe mai potuto compiere un gesto simile. “Purtroppo sono molto spesso cose assolutamente imprevedibili. Erano una coppia molto tranquilla e molto affiatata, conosciuta da tutti con tanti amici qua in paese, nessuno infatti si sarebbe mai aspettato una cosa di questo genere. Queste tragedie fanno anche riflettere: spesso non si riescono a cogliere anche dei piccoli segnali che probabilmente potevano emergere guardando con più attenzione. Nessuno di noi se n’è accorto. Mi sento di dire, a nome dell’intera amministrazione e di tutta la comunità di Gioiosa Marea, che siamo vicini ai figli, ai nipoti, agli amici e a tutti i familiari in questo momento di dolore”, ha fatto sapere il sindaco, Giusy La Galia.