L’esercito di Myanmar, meglio conosciuto con il nome di Tatmadaw, compie la sua ennesima strage: più di 28 persone sono state uccise in un monastero nello stato Shan, dove gli abitanti del villaggio Nan Nein avevano cercato rifugio.

Secondo quanto riferito dalla Karenni Nationalities Defense Force (KNDF), sabato le truppe hanno bombardato il villaggio di Nan Nein. Nan Nein si trova sulla strada principale dallo stato di Shan allo stato di Kayah, una strada che la giunta ritiene fondamentale per la fornitura di armi ai gruppi ribelli che combattono contro di loro. È anche un’area con una popolazione mista di gruppi etnici a volte rivali: Pa-O, Shan e Karenni.

Da quando i militari hanno ripreso il potere con un colpo di Stato, il primo febbraio di due anni fa, si sono intensificati gli scontri mortali tra l’esercito e i gruppi di resistenza. Non solo alcune delle organizzazioni etniche armate (EAO) sono tornate a combattere contro l’esercito, ma adesso anche i civili della maggioranza Bamar hanno formato un loro gruppo di combattimento, conosciuto con il nome di People’s Defence Force, le forze armate della resistenza popolare. Loro, addestrati militarmente da alcuni gruppi etnici tra i quali i Karen e i Kachin, combattono contro la giunta militare.

Myanmar, esercito uccide persone in un monastero

Sabato, l’aviazione militare e l’artiglieria sono entrate nel villaggio dopo il bombardamento intorno alle 16:00 ora locale e hanno giustiziato gli abitanti del villaggio che avevano trovato nascosti all’interno di un monastero, ha detto il KNDF – uno dei gruppi etnici che si è unito alle forze di resistenza per combattere contro l’esercito. In un video diffuso dal KNDF si vedono almeno 21 corpi, di cui tre con le vesti arancioni indossate dai monaci buddisti, ammucchiati nel monastero che sembrano riportare ferite da arma da fuoco. Il video mostra anche le pareti del monastero disseminate di fori di proiettili. Altri 7 corpi sono stati ritrovati nei pressi del villaggio.

“È stato come se i militari li avessero messi in fila davanti al monastero e avessero brutalmente sparato a tutti, compresi i monaci”, dice un portavoce della KNDF citato dal Kantarawaddy Times, un giornale locale. Rifugiarsi in un monastero è sembrata una buona idea agli abitanti del villaggio per avere protezione, ma così non è stato: la brutalità del Tatmadaw non conosce limiti.