Salvatore Martello, ex sindaco di Lampedusa, conosce bene il fenomeno dell’immigrazione. In questa intervista esclusiva realizzata da TAG24 Martello commenta la politica sui migranti varata dal Governo Meloni dopo la tragedia di Cutro, il cui bilancio delle vittime si aggrava mano a mano che il mare restituisce i corpi dei migranti: a oggi si contano 79 morti, di cui 33 minori. Nel frattempo anche da Lampedusa arriva un nuovo allarme: l’hotspot è al collasso, con 2.400 ospiti a fronte di una capacità di accoglienza di 400 persone.
Immigrazione: l’intervista a Salvatore Martello, già sindaco di Lampedusa
La redazione di TAG24 ha raggiunto Salvatore Martello, già sindaco di Lampedusa, per conoscere qual è la situazione nell’hotspot di Lampedusa e qual è la sua opinione sulla linea politica varata dal Governo in questi mesi, dalla lotta alle Ong fino alla tragedia di Cutro.
Stamattina l’hotspot di Lampedusa era prossimo al collasso. Può riferirci qual è la situazione ora?
Stamattina gruppi di migranti sono stati imbarcati su una nave e su un aereo militare per essere trasferiti nei vari centri di accoglienza presenti in Italia. Rispetto alle prime ore di oggi, pertanto, ci sono meno persone perché si sta tentando di svuotare l’hotspot, ma in ogni caso il centro è ancora pieno.
Salvatore Martello, Lei è stato sindaco di Lampedusa e oggi è consigliere comunale di minoranza. Sul tema immigrazione qual è il suo rapporto con l’attuale sindaco?
Con il sindaco e i consiglieri di maggioranza non c’è nessuna collaborazione o rapporto, anche perché loro la pensano diversamente da noi.
Cosa ne pensa dell’atteggiamento tenuto dal Governo sulla tragedia di Cutro?
L’atteggiamento tenuto dal Governo è sbagliato per diverse ragioni. Dal punto di vista empatico hanno dimostrato un’indifferenza impressionante: sembra non riescano neanche a provare un briciolo di pietà nei confronti delle vittime. Dal punto di vista della risposta legislativa, le soluzioni individuate derivano dal voler affrontare il problema dell’immigrazione in maniera poliziesca. Si tratta di un approccio sbagliato e inadatto di fronte a un fenomeno così complesso.
Cosa pensa dunque del decreto approvato dal Governo a Cutro? L’apertura dei flussi regolari e il contrasto agli scafisti sono strategie sufficienti per dare una risposta al fenomeno?
Per affrontare il problema dell’immigrazione è imprescindibile un dialogo con i Paesi di partenza. Non basta dire “vogliamo 500mila migranti regolari”. Se queste persone devono arrivare in Italia occorre che siano innanzitutto messe nelle condizioni. Oggi la legge stabilisce la possibilità di ingresso dopo la firma del contratto di lavoro. Il motivo per cui la Bossi-Fini non funziona più è proprio perché si basa su un’impostazione poliziesca e affronta il tema dell’immigrazione come un fatto che deve essere risolto usando la forza. Ma la realtà è totalmente diversa.
Il Governo era già intervenuto in materia di immigrazione con il decreto contro le Ong e i soccorsi in mare. Qual è il suo giudizio da ex sindaco di Lampedusa?
Questo Governo deve cercare sempre un nemico da criticare, attaccare e infine da battere. Mentre le Ong venivano costrette a sbarcare 40 migranti soccorsi in tutt’altro luogo a La Spezia per via della discrezionale assegnazione dei porti discrezionale voluta dal ministro Piantedosi, a Lampedusa sbarcavano 1000 migranti in 24 ore senza che nessuno se ne accorgesse.
Quando le imbarcazioni affondano il nemico è la partenza; quando i piccoli migranti muoiono i nemici sono i genitori che li hanno fatti imbarcare. Così facendo si trova sempre qualcosa o qualcuno da indicare come responsabile e non si mette mai a fuoco il problema. Il tema immigrazione deve essere affrontato tenendo conto del Global Compact for Migration, il documento fondamentale dell’Onu che ad oggi in Italia non è mai stato preso in considerazione.
Ritiene che l’opposizione stia agendo bene nel contrastare la linea del Governo?
L’opposizione sconta il fatto che quando era al Governo si è concentrata solo sull’accoglienza senza mai affrontare il problema globalmente, con coraggio. Apprezzo invece che la nuova segretaria del Pd Elly Schlein abbia centrato l’argomento e abbia cominciato a parlare del Global Compact For Migration. È da qui che si deve partire.