Contestazione alla sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti quando questa mattina si è recata all’Itis Molinari di Milano per partecipare alla cerimonia di commemorazione di Sergio Ramelli, il militante del Fronte della Gioventù ucciso nel 1975. Il momento di tensione è avvenuto nel parcheggio dell’istituto quando i manifestanti, divisi da un cordone delle forze dell’ordine hanno intonato cori e chiesto le dimissioni della sottosegretaria.

Sergio Ramelli è stato ucciso da chi si diceva antifascista”, quindi dell’antifascismo “ci sono tante sfaccettature. A quell’epoca l’antifascismo militante era rovente, penso che adesso sia cambiato tutto e che sia importante parlare di libertà, partecipazione e democrazia. Chi è per questi valori qui non penso possa definirsi fascista. Questa visita l’ho già fatta quando ero vicepresidente della commissione Cultura e con me c’erano colleghi di tutti i partiti, compresi la sinistra e il Pd quindi io questa provocazione non la vedo assolutamente” ha precisato la sottosegretaria.

Paola Frassinetti ha poi aggiunto: “Entro fine marzo, quando è stato ucciso Tinelli, andrò al liceo Brera e porterò dei fiori alla targa che ho fatto mettere quando ero assessore. Fausto Tinelli e Lorenzo ‘Iaio’ Iannucci erano due ragazzi ammazzati mentre erano disarmati che amavano far politica. Si parla sempre tanto di memoria, ricordare questi ragazzi credo sia molto importante”. Il 29 aprile, invece, “sarò ai giardini Ramelli insieme al sindaco Giuseppe Sala” per prendere parte alla commemorazione ufficiale del Comune: “Lì c’è un cippo che ogni anno viene omaggiato da Sala” e prima di lui “da tutti i sindaci di centrodestra e centrosinistra che si sono avvicendati a Milano“. Insomma, secondo Frassinetti “non c’è nessuna differenza nel ricordare vittime innocenti, però non c’è mai una protesta quando viene commemorato un ragazzo di sinistra ucciso“.

La solidarietà di La Russa

“Totale e affettuosa solidarietà a Paola Frassinetti. Mi unisco al suo ufficiale ricordo di Sergio Ramelli a cui Milano, come molte altre città italiane, dedica un luogo pubblico. Nel piccolo parco a suo nome ogni anno anche il sindaco Sala porta una corona al cippo che lo ricorda. È vergognosa, al di là di ogni legittima posizione politica, la contestazione di sedicenti antifascisti che meglio sarebbe qualificare pretestuosamente ignoranti. Gli atti pubblici del processo contro i suoi assassini, infatti, hanno confermato in sentenza che Sergio Ramelli mai si era reso responsabile di un qualsiasi gesto di provocazione e ancor meno di violenza. Bene ha fatto il Sottosegretario Frassinetti ad accomunare il suo ricordo a quello di Tinelli. Anche io, a Sergio, Fausto e Iaio, ho dedicato nel mio primo discorso al Senato da presidente, il mio commosso pensiero. Mi aspetto che tutte le forze politiche si associno al gesto di Paola Frassinetti. Senza se e senza ma“. Così il Presidente del Senato Ignazio La Russa.

Chi era Sergio Ramelli?

Nei primi mesi del 1975 l’ITIS “Ettore Molinari” di Milano, presso il quale Ramelli studiava chimica industriale, era teatro di accesi scontri politici. Le posizioni politiche di Sergio Ramelli, fiduciario del Fronte della Gioventù, erano ben note nell’istituto in quanto da lui stesso più volte professate in pubblico e gli procurarono due aggressioni in un breve lasso di tempo che lo spinsero, nel febbraio 1975, a lasciare il “Molinari” per proseguire l’anno scolastico in un istituto privato.

Il 13 marzo 1975 Ramelli stava ritornando a casa, parcheggiato il suo motorino fu assalito da un gruppo di extraparlamentari comunisti di Avanguardia operaia armati di chiavi inglesi, e con queste colpito più volte al capo; a seguito dei colpi perse i sensi e fu lasciato esangue al suolo. Pochi minuti dopo l’aggressione, un commesso vide il corpo coperto di sangue e allertò la portinaia del palazzo dove il giovane abitava che avvertì le forze dell’ordine.

Il giovane venne trasportato all’Ospedale Maggiore dove fu sottoposto a un intervento chirurgico della durata di circa cinque ore, nel tentativo di ridurre i danni causati dai colpi inferti alla calotta cranica. Il decorso post-operatorio fu caratterizzato da periodi di coma alternati ad altri di lucidità; le complicazioni cerebrali comunque indotte dall’aggressione lasciavano i sanitari dubbiosi sul recupero delle piene funzionalità fisiche. Ramelli morì il 29 aprile 1975, quarantasette giorni dopo l’aggressione.