Tre mesi dopo la fine del Mondiale continua la polemica sui morti e sullo sfruttamento dei lavoratori per la costruzione di stadi ed impianti utilizzati per Qatar 2022. Resta ancora ignoto come sarà gestito il fondo istituito dalla Fifa per i lavoratori e le loro famiglie.

Qatar 2022, un milione di firme contro lo sfruttamento dei lavoratori

Un milione di firme per i diritti dei lavoratori. Nonostante il Mondiale in Qatar sia finito lo scorso dicembre continuano le polemiche sullo sfruttamento di lavoratori stranieri per la costruzione e l’adattamento degli impianti calcistici nello stato che ha ospitato la ventiduesima edizione della Coppa del Mondo. Avaaz e Amnesty International hanno raccolto oltre un milione di firme in 190 Stati per chiedere alla Fifa di risarcire i lavoratori sfruttati nell’organizzazione dei mondiali di calcio del Qatar. Dal maggio 2022 un gruppo di organizzazioni porta avanti una campagna per assicurare risarcimenti e rimedi ai lavoratori che hanno subito violazioni dei diritti umani durante l’organizzazione dei mondiali in Qatar: la campagna ha avuto il sostegno di oltre una decina di federazioni calcistiche nazionali, di quattro sponsor del torneo e dell’84% delle persone coinvolte in un sondaggio in 15 stati.

Il comunicato sul sito di Amnesty

Il comunicato è apparso oggi sul sito di Amnesty International assieme alla lettera che sollecita il presidente Gianni Infantino a utilizzare il fondo creato alla fine dell’evento per risarcire i lavoratori e le loro famiglie. Nel comunicato s’invita poi a lavorare insieme al Qatar per assicurare che possano accedere da remoto al meccanismo risarcitorio istituito dalle autorità locali anche i lavoratori che hanno lasciato il Paese e le famiglie dei lavoratori che sono morti. Poco prima dell’inizio dei mondiali, nel novembre 2022, la Fifa si è impegnata a istituire un fondo, tuttavia non destinato a fornire sostegno diretto ai lavoratori e che ancora oggi non è noto come funzionerà.

Le parole di Cockburn e Andemariam

Steve Cockburn, direttore del programma Giustizia economica e sociale di Amnesty International ha dichiarato in una nota che la conferenza annuale in programma in Ruanda dal 16 marzo offre un’altra opportunità alla Fifa per ammettere le sue responsabilità e avviare un programma e un calendario per risarcire i lavoratori e le loro famiglie. “I mondiali di calcio del Qatar sono stati realizzati grazie al loro sacrificio”, ha dichiarato “quel sacrificio ha portato miliardi di dollari alla Fifa, a fronte di un costo umano fatto di lavoratori morti e di famiglie indebitate. Niente può sostituire la perdita di una persona cara, ma non c’è dubbio che la Fifa abbia le risorse per contribuire a rimediare a queste ingiustizie e a fornire ai lavoratori e alle loro famiglie il sostegno necessario a cambiare le loro vite”, ha concluso Cockburn.

Bieta Andemariam, direttrice dell’Ufficio legale di Avaaz Usa ha sottolineato che il pubblico globale ha riconosciuto “la grave ingiustizia perpetrata ai danni dei lavoratori e si è unito per chiedere alla Fifa che una frazione dei miliardi di dollari fatti grazie al sudore, al sangue e alle vite di centinaia di migliaia di persone sia destinata ai lavoratori e alle loro famiglie, che ne hanno diritto”. Infine la federazione calcistica norvegese, appoggiata da altre, ha inserito un punto all’ordine del giorno della conferenza annuale della Fifa per chiedere che la Federazione assicuri la piena attuazione dei suoi impegni sui diritti umani, compresi i rimedi e per valutare se la Fifa abbia dato seguito alle responsabilità di fornire rimedi rispetto ai mondiali di calcio del 2022, compresa un’indagine sulle persone morte e ferite in relazione a essi.