I disturbi alimentari sono caratterizzati da un rapporto anomalo con il cibo e l’alimentazione. Si accompagnano a un’eccessiva preoccupazione per il peso e a un’alterata percezione della propria immagine. Ma quali sono? Tra i più conosciuti troviamo l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder), che compromettono fortemente la salute psico-fisica delle persone che ne soffrono e delle loro famiglie. Rappresentano la seconda causa di morte degli adolescenti dopo gli incidenti stradali.

Disturbi alimentari, quali sono i più diffusi

L’ anoressia nervosa è caratterizzata da un drastico e veloce calo di peso, che può arrivare a compromettere seriamente le funzioni vitali. Chi ne soffre, infatti, riduce in maniera significativa le porzioni di cibo, si sottopone a un’intensa attività fisica, oppure utilizza lassativi o diuretici pur di raggiungere la magrezza. L’ossessione per il peso, nonché un’errata percezione del proprio corpo, sono tra le cause psicologiche che scatenano la malattia. I problemi di salute riguardano, all’inizio, la scomparsa delle mestruazioni per le ragazze, oltre che la stitichezza. In una fase più avanzata, subentrano denutrizione e il rischio di sviluppare forme infettive a causa del fisico particolarmente debilitato.

La bulimia nervosa si manifesta invece con abbuffate compulsive e ricorrenti. In poco tempo vengono infatti ingerite grandi quantità di cibo. Un comportamento che spinge chi soffre di bulimia a mettere successivamente in atto dei comportamenti compensatori, a causa del senso di colpa. Ad esempio il vomito autoindotto, l’esercizio fisico intenso, l’utilizzo di lassativi o il ricorso al digiuno. Una scarsa autostima, l’eccessivo valore dato alla forma fisica, così come la necessità di colmare un vuoto affettivo attraverso il cibo, rientrano tra i fattori scatenanti.

Le abbuffate che caratterizzano il binge eating disorder sono simili a quelle della bulimia, ma in questo caso non vengono messe in atto delle strategie di “compensazione”. Le persone colpite da questo disturbo alimentare provano poi vergogna, depressione e frustrazione. Una condizione che, oltre a peggiorare lo stato psicologico, favorisce obesità e sovrappeso.

Come iniziano i disturbi dell’alimentazione?

I disturbi del comportamento alimentare (DCA)  rappresentano una vera e propria emergenza sanitaria che non accenna a fermarsi. Secondo gli ultimi dati pubblicati da Jama Pediatrics, a livello mondiale un giovane su 5 è alle prese con un disturbo alimentare. In Italia la situazione è ancora più grave: riguarda un giovane su 3, con un’età di insorgenza sempre più bassa.

Il controllo ossessivo del peso e della propria immagine allo specchio, il desiderio di essere magri e un’eccessiva sensibilità alle critiche degli altri sono i primi campanelli d’allarme da un punto di vista psicologico. Spesso si possono anche verificare cambiamenti di personalità, con umore instabile, ansia e depressione; gli eventi sociali che coinvolgono il cibo sono i primi a essere evitati. Tra i sintomi fisici, ci sono l’alterazione del metabolismo, l’indebolimento muscolare, la perdita del sonno, la perdita o l’aumento di peso.

I disturbi alimentari possono essere individuati attraverso l’Eating Attitude Test (EAT 26), il test più utilizzato per misurare i vari sintomi e le preoccupazioni tipiche correlate. Utilizzato anche come strumento di screening, permette l’individuazione precoce delle persone affette da DCA. Un modo per iniziare tempestivamente le cure e migliorare così la prognosi.

A chi rivolgersi

Disturbi alimentari: come uscirne? Il primo passo è rivolgersi al medico di base o al pediatra. L’intervento precoce è senza dubbio fondamentale. Per affrontarli è necessario intraprendere un percorso ben definito che coinvolga non solo i medici, ma anche nutrizionisti esperti in disturbi alimentari, psicologi e psicoterapeuti.

A partire dal 2018, il 15 marzo di ogni anno si celebra la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata proprio ai disturbi del comportamento alimentare. L’obiettivo è di sensibilizzare sui rischi e informare sul tema, su cui ancora c’è molto da fare.