Naufragio in Libia. Un barcone con 47 migranti alla deriva in acque libiche da sabato 11 marzo 2023, per il quale era stato lanciato un allarme già da qualche ora, è naufragato ed ora si contano decine di dispersi. A riferire la notizia è stata la Guardia costiera italiana che ha anche confermato il salvataggio di 17 persone.
Naufragio in Libia, barcone di migranti si rovescia
Qualche ora fa un barchino con a bordo 47 migranti si è capovolto durante il trasbordo delle persone sulla nave Froland, inviata tra i mercantili sul posto dalla centrale operativa della stessa Guardia costiera. Sono 30 i dispersi in mare di cui attualmente non ci sono notizie. Secondo una prima ricostruzione da parte dell’Alarm Phone, sarebbe stato lanciato l’allarme di un pericolo per il barcone dalla scorsa notte, quando era stato segnalato al Centro Nazionale di coordinamento del soccorso marittimo di Roma, a quello maltese e a quello libico una barca con a bordo 47 migranti, in area SAR libica a circa 100 miglia dalle coste libiche. Più tardi, l’unità sarebbe stata avvistata dal velivolo Ong Seabird 2 che avrebbe inviato una chiamata di soccorso e avrebbe chiamato il mercantile Basilis L che avrebbe riferito di dirigere verso il barchino.
Tutte le informazioni necessarie sarebbero state date anche alle Autorità libiche e maltesi. Il mercantile Basilis L avrebbe riferito di avere il barchino a vista, fermo alla deriva, e di essere in difficoltà con i soccorsi poiché le condizioni meteo nella zona non erano idonee ma avverse. Così ha raccontato la Guardia Costiera italiana dopo essere stata accusata dall’Alarm Phone.
L’accusa di Alarm Phone
Infatti, poco dopo il naufragio, Alarm Phone ha fatto riferimento alla Guardia Costiera Italiana spiegando che le autorità italiane avrebbero tardato ad arrivare pure sapendo la gravità della situazione e quindi avrebbero lasciato morire i migranti a bordo. I 17 che sono riusciti a salvarsi, invece, sono stati soccorsi dal mercantile arrivato per primo sul posto. “Siamo scioccati. Secondo diverse fonti, decine di persone su questa barca sono annegate. Dalle h 2.28, dell’11 marzo, le autorità erano informate dell’urgenza e della situazione di pericolo. Le autorità italiane hanno ritardato deliberatamente i soccorsi lasciandole morire”. Ha affermato Alarm Phone.
La replica della Guardia Costiera Italiana
Dal canto suo la Guardia Costiera italiana afferma che la zona in cui è accaduta la tragedia non sarebbe di sua competenza. “L’intervento di soccorso è avvenuto al di fuori dell’area di responsabilità Sar italiana registrando l’inattività degli altri Centri nazionali di coordinamento e soccorso marittimo interessati per area“. Ha spiegato. Inoltre, sulla nota pubblicata dalla Guardia Costiera di legge: “Le Autorità libiche, competenti per le attività di ricerca e soccorso in quell’area, a causa della mancanza di disponibilità di assetti navali, chiedevano il supporto, così come previsto dalle Convenzioni Internazionali sul soccorso in mare, del Centro Nazionale di coordinamento del soccorso marittimo di Roma che, su richiesta delle autorità libiche, inviava nell’immediatezza, un messaggio satellitare di emergenza a tutte le navi in transito”.
Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha voluto prendere le distanza da Alarm Phone, spiegando: “Non bisogna mai strumentalizzare quello che accade. Sono convinto, conoscendo la Guardia costiera, la Marina militare italiana e la Guardia di finanza, che questi uomini di mare non lascino mai nessuno senza soccorso”. Ha poi voluto soffermare l’attenzione sul naufragio di Cutro, sottolineando la formula usata da diversi esponenti del governo per giustificare le proprie scelte sull’immigrazione: “Noi abbiamo sempre sostenuto che bisognava impedire le partenze di imbarcazioni non all’altezza di affrontare il mare. Abbiamo già dato una nave alla Guardia costiera libica, altre due verranno consegnate nei prossimi giorni a Messina con il sostegno di una Commissione europea che finanzia l’acquisto delle motovedette”.