Cosa fare se non viene riconosciuto l’accompagnamento? Quanto dura un ricorso per accompagnamento? Quanto tempo ha l’Inps per rispondere a un ricorso? Quanto costa un avvocato per ricorso INPS? In questo articolo analizzeremo le domande e risposte più frequenti, su cosa fare se l’INPS nega l’indennità di accompagnamento.

L’INPS con il mancato riconoscimento all’indennità di accompagnamento non dispone il pagamento dell’indennità. Per questo è importante capire come e quando fare ricorso, ma soprattutto, quanto si spende per l’avvocato.

Indennità accompagnamento 2023: come e quando fare ricorso?

Il richiedente presenta la richiesta alla Commissione medica ASL – INPS per il rilascio dell’indennità di accompagnamento, in presenza di uno stato di invalidità accertato al 100 per cento, oltre alla condizione che porta all‘impossibilità a deambulare autonomamente, per cui si richiedere il sostegno del familiare o di altro soggetto per il realizzare le normali attività quotidiane.

Quando l’Ente nazionale della previdenza sociale non riconosce l’accompagno, il richiedente può fare ricorso contro la decisione emessa dalla Commissione medica.

Anche in questo caso, la tempistica assume un ruolo determinante. Infatti, il richiedente può presentare ricorso per l’accertamento dei requisiti sanitari che portano al rilascio dell’accompagnamento, entro un tempo massimo di 6 mesi, a partire dalla data di notifica del verbale avente per oggetto: il rigetto della richiesta.

In questo caso, il richiedente può presentare ricorso avvalendosi della consulenza di un avvocato specializzato, che si occuperà di depositare gli atti del ricorso con le dovute motivazioni presso il tributale competente per zona.

Cosa fare se non viene riconosciuto l’accompagnamento?

Il ricorso per la determinazione dell’accertamento sanitario per il rilascio dell’indennità di accompagnamento, viene disposto dinanzi al giudice che nomina il Consulente Tecnico d’Ufficio – CTU. In sostanza, l’accertamento tecnico preventivo viene confermato in sede di CTU e sotto la visione del medico legate dell’Ente nazionale della previdenza sociale.

L’esito dell’accertamento realizzato dal CTU sarà trasmesso al richiedente e all’Ente di previdenza, che dovrà procedere alla contestazione o accettazione del verbale, entro un termine di 30 giorni.

In assenza di comunicazione entro tale periodo, il giudice procede all’omologa dell’accertamento sanitario. Quest’ultimo atto è inappellabile, per cui si tratta di una decisione non modificabile

Se dal verbale prodotto dal Consulente Tecnico d’Ufficio viene confermata la presenza dei requisiti sanitari, l’Ente della previdenza sociale viene condannato al pagamento della somma dovuta a titolo di indennità di accompagnamento, a cui vengono aggiunte le somme arretrate riconosciute dalla data di presentazione della richiesta.

A ogni modo, sia il richiedente che l’INPS può contestare il verbale emesso dal CTU, entro un massimo di 30 giorni. In quest’ultimo caso, il ricorso introduttivo con le motivazioni di contestazione del verbale del CTU dovrà essere depositato presso il giudice in cui è stato istituito il ricorso. Il giudizio finale sarà inappellabile.

Quanto costa un avvocato per ricorso INPS?

Come ogni ricorso, anche in questo caso le spese sono di natura legali e processuali. In presenza di esito negativo, vengono addebitate tutte le spese, comprensive dell‘onere dell’avvocato all’Ente di previdenza sociale.

Nel merito, vengono riportate le indicazioni dell’articolo 13 del codice di procedura civile, presentate da brocardi.it, che recita:

“Le prestazioni di assistenza sociale hanno natura alimentare, perché fondate esclusivamente sullo stato di bisogno del beneficiario, a differenza delle prestazioni previdenziali, che presuppongono un rapporto assicurativo e hanno più ampia funzione di tutela”.

In sostanza, esistono dei costi fissi legati all’apertura della procedura, come appunto il contributo unificato del valore di 43 euro.

Per il ricorso dell’indennità di accompagnamento il ricorso può essere di natura gratuita o agevolata, se il richiedente rientra nelle diverse condizioni reddituali, tra cui:

  • viene applicato il gratuito patrocinio per in presenza di un reddito annuo uguale o inferiore a 11.746,68 euro;
  • viene applicata l’esenzione delle spese in presenza di un reddito annuo uguale o inferiore a 23.493,36 euro;
  • non dovrà essere versato il contributo universale in presenza di un reddito uguale o inferiore a 35.240,04 euro