Papa Francesco, 10 anni di pontificato. Descrivere i dieci anni di Papa Francesco in poche parole è un atto arduo. Non perché non ci sia molto da dire oppure perché sia difficile trovare argomentazioni positive. Anzi al contrario. È difficile perché troppe cose ha detto e troppe ne ha fatte, per stare vicino agli ultimi e per migliorare il mondo in cui viviamo, lanciando messaggi ai potenti.

Il magistero di Bergoglio si caratterizza per semplicità, umiltà, misericordia e attualità. Già nel suo primo discorso, in una piazza San Pietro gremita di fedeli e non, curiosi e giornalisti, il 13 marzo 2013, il Papa conquista la gente con spontaneità, attraverso una semplice frase. Quel “pregate per me” che rimarrà famoso e che spesso ripete. Ma la sua semplicità è risaltata anche dalla sua scelta di vivere a Casa Santa Marta, un’abitazione che potrebbe essere definita come una casa semplice, calda e familiare. Ma forse la caratteristica del papato di Francesco è la misericordia.

Misericordia è la parola chiave, la parola che spesso ripete e spesso ci ricordo la sua importanza. Come ad esempio nell’udienza generale del 18 marzo 2020, pochi giorni dell’esplosione della pandemia da Covid, Francesco disse “la misericordia non è una dimensione fra le altre, ma è il centro della vita cristiana: non c’è cristianesimo senza misericordia. Se tutto il nostro cristianesimo non ci porta alla misericordia, abbiamo sbagliato strada, perché la misericordia è l’unica vera meta di ogni cammino spirituale. Essa è uno dei frutti più belli della carità”.

Misericordia e carità che Bergoglio dedica agli ultimi, agli esclusi, ai dimenticati che – probabilmente – sono il vero centro del suo papato. Indimenticabili le scene di Papa Francesco che lava i piedi ai detenuti. Come anche il suo primo viaggio fuori Roma, all’inizio dei 10 anni di pontificato, che lo portò a Lampedusa, ‘l’isola dei migranti’ dove continuano a sbarcare e si continua ad accogliere. Proprio gli immigrati sono uno dei temi a lui caro.

L’enciclica Laudato si’ e gli altri temi

Ma il Papa è anche un Papa moderno, attento ai temi che affliggono il mondo. O per meglio dire, il creato. L’enciclica Laudato Si’ va proprio in questa direzione: una richiesta d’attenzione all’ambiente naturale e alle persone, ma anche un focus sul rapporto tra Dio, gli esseri umani e il pianeta. Non a caso il sottotitolo dell’enciclica è : “Sulla cura della nostra casa comune”. Senza dimenticare il tema delle guerra. “Voglio andare a Kiev ma a condizione di andare anche a Mosca. Vado in entrambi i posti o in nessuno dei due”, tanto per citare una frase.

Ma il Papa affronta anche temi delicati, che spesso hanno investito la Chiesa. Come quello della pedofilia. Ad esempio, durante una intervista a Tvi/Cnn Portogallo del 5 settembre 2022, Bergoglio afferma che gli abusi sessuali da parte del Clero sono “una mostruosità”. “Un prete non può continuare a essere prete se è un molestatore. Non può. Perché sia malato o un criminale, non lo so. Il sacerdote esiste per dirigere gli uomini a Dio e non per distruggere gli uomini in nome di Dio. Tolleranza zero. E deve continuare a essere così”. Un Santo Padre a 360 gradi, dunque, che non teme di affrontare anche temi spinosi.

10 anni di pontificato: Papa Francesco e il rapporto con il Papa emerito Benedetto XVI

I suoi 10 anni di papato, poi, sono anche stati caratterizzati dalla ‘convivenza’ con il Papa emerito, Benedetto XVI, che il 28 febbraio 2013 decise di dimettersi. Una convivenza, però, che non ha influito sull’operato di Francesco, questo perché il Papa emerito non interferiva assolutamente nel magistero e nell’operato di Bergoglio (Ratzinger ha sempre infatti mantenuto un profilo di grande riservatezza). E difatti Papa Francesco porta avanti una riforma – o forse rivoluzione – per ‘aggiornare’ la Chiesa, cioè la Curia Romana, e farla diventare “Chiesa Missionaria”. E apre uno spiraglio anche per l’addio al celibato del clero.

Questa, una questione delicata, su cui la Chiesa ha sempre riflettuto. Già nel secolo scorso, il Concilio Vaticano II aveva affrontato la crisi delle vocazioni. Uno dei rimedi proposto al Concilio era proprio quello di abbandonare il celibato, ma subito scartato perché – si riteneva – il problema era l’impegno totale e per sempre a rendere poco attraente l’abito, non il celibato. Così si decise di puntare su chi era realmente animato da motivazioni profondissime. E invece oggi il Papa apre uno spiraglio da cui si può sbirciare l’idea che il celibato possa essere rivisto. Di certo, quando il conclave scelse lui come Papa, non pensavano che sarebbe stato un Papa così riformatore. O forse sì?