Adesso è ufficiale. Il principale avversario di Elly Schlein alle ultime primarie, Stefano Bonaccini, è il nuovo presidente del Partito Democratico che, il 12 marzo, lo ha eletto con solamente un voto contrario e due astenuti. Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, avrà due vice donna. “Da oggi – è stato il commento frizzante di Bonaccini, da neo presidente del Pd – mi metto a disposizione per dare una mano”. Non senza però tendere una mano agli altri partiti dell’Opposizione.

Elly Schlein aveva comunque già dato il suo via libera alla candidatura di Bonaccini. Dopo essere stati avversari alle primarie – quasi si potrebbe osare dire avversari/amici, visto che lei era la vice di lui in Regione Emilia Romagna – e dopo che pareva che Bonaccini avesse portato in cascina la vittoria, grazie all’enorme preferenza arrivata dai circoli del Pd, l’assemblea costituente lo elegge presidente. Certo, non a pieni voti a differenza di Chiara Gribaudo e Loredana Capone, elette all’unanimità come vicepresidenti.

Bonaccini eletto presidente del Pd: la sua carriera politica

Forse, la scelta di Elly Schlein di proporre Bonaccini come presidente è stata dettata dalla necessità di calmare gli animi più moderati del partito – che nel Governatore vedevano la giusta guida – oppure, più probabilmente, la scelta è dipesa dalle qualità riconosciute a Bonaccini, nonché la sua lunga esperienza in politica. Bonaccini, classe 1967, è stato segretario della sinistra provinciale e assessore ai Lavori Pubblici al Comune di Modena, dal 1999 al 2004, sotto la giunta di Giuliano Borbolini prima e Giorgio Pighi poi. Nel 2007 aderisce al PD, fresco di fondazione, e diventa segretario provinciale a Modena. Da qui un lungo percorso che lo porterà a ricoprire la carica di Governatore dell’Emilia Romagna per ben due mandati (il secondo iniziato nel 2020, dopo aver battuto la candidata della Lega, Lucia Borgonzoni).

“La luna di miele del governo con l’Italia finirà prima del previsto, mai come in questi giorni i nostri avversari appaiono senza bussola e in balia degli eventi”. Queste le prime parole di Bonaccini, che hanno un vago sapore di “ora la pacchia è finita”. Il neo presidente ha poi voluto ribadire uno dei suoi mantra – lasciateci passare il termine – su quella che potrebbe ricordare la larga intesa col Movimento 5 Stelle, senza però escludere il Terzo Polo di Renzi e Calenda.

“Penso che possiamo provare a rendere le opposizioni più forti, efficaci e unite”, ha detto. “Al M5s e Terzo Polo dico: avete perso le elezioni quanto e più di noi. Se cominciate a fare opposizione al governo Meloni prima di farla contro di noi possiamo far vedere che una alternativa è possibile”. Parole, dunque, che ricordano quelle pronunciate a fine gennaio, quando evidenziava che “Da parte mia non n’è nessuna preclusione per nessuno, l’importante è che il Pd faccia il Pd, riscopra la sua vocazione maggioritaria che è il contrario dell’autosufficienza: lo abbiamo visto alle ultime elezioni politiche, se ognuno va da solo non si vincerà mai più e si regalerà il Paese alla destra per i prossimi trent’anni”.

Bonaccini ha poi voluto aprire una parentesi con protagonista Roberto Speranza, l’ex ministro alla Salute del Governo Conte II e Draghi (protagonista suo malgrado nel tifone giudiziario insieme alla Lorenzin e alla Grillo, accusati dalla Procura di Bergamo di aver omesso di rinnovare il Comitato nazionale pandemico). “Con Roberto Speranza ministro, e con gli altri ministri del Pd, abbiamo difeso la salute dei cittadini e messo in campo un progetto” ha specificato. “Grazie Roberto per quello che hai fatto mentre l’opposizione in quei mesi cavalcava la protesta No Vax””, aggiunge Bonaccini”. Certo, se alla Schlein non l’hanno vista arrivare, a lui probabilmente sì. Visto che la nomina era già da un po’ nell’aria.