Rimane ancora senza avvocato difensore Matteo Messina Denaro, il capomafia di Castelvetrano attualmente a processo per le stragi del ’92. Dopo la rinuncia a sorpresa della nipote, Lorenza Guttadauro, anche il difensore d’ufficio, l’avvocato Calogero Montante, ha rimesso il proprio mandato nella giornata di giovedì.
A tre giorni dal passo indietro spunta un’intercettazione nella quale il legale sarebbe stato minacciato di assumere la tutela del boss oggi rinchiuso nel carcere di L’Aquila. Montante ha provveduto a inoltrare la segnalazione alle forze dell’ordine, e la prefettura di Agrigento ha disposto la scorta nei suoi riguardi.
Processo contro Messina Denaro, il capomafia resta per ora senza legale
Come motivo della rinuncia era stata inizialmente indicata una possibile incompatibilità, dal momento che Montante aveva già assistito in quanto difensore il falso pentito Vincenzo Scarantino durante la fase primordiale del dibattito. Di conseguenza, Matteo Messina Denaro rimaneva senza tutela legale nel processo di Caltanissetta in cui è imputato come mandante delle stragi mafiose del 1992.
Questione chiusa? Non per la corte d’assise d’appello di Caltanissetta, che aveva rigettato la memoria difensiva e confermato la designazione originaria. Poi la telefonata minatoria in forma anonima, nel quale l’interlocutore si presenta come “amico di Matteo” e fa intendere a Montante che un passo indietro avrebbe potuto costargli caro.
La nipote-avvocato, Lorenza Guttadauro, aveva rimesso l’incarico mercoledì a ridosso della seconda udienza. A suo giudizio le era stato concesso poco tempo (la nomina ufficiale risale allo scorso 16 gennaio) per preparare la strategia difensiva su un dibattito di un certo peso in cui lo zio è stato incriminato all’ergastolo in primo grado. Solo pochi giorni prima di questo dietrofront era stata arrestata la madre della giovane penalista, Rosetta Messina Denaro, che secondo gli inquirenti faceva da tesoriera dei “pizzini”., che sono pieni di nomi in codice. Il latitante non si è presentato nemmeno nella scorsa udienza, nonostante l’ipotesi concreta di un collegamento da remoto.