Continuano i lavori di ricerca dei migranti sulle spiagge di Steccato di Cutro dove questa mattina sono stati ritrovati altri tre corpi che allungano il bilancio delle vittime del naufragio a 79. Stando alle prime ricostruzioni che arrivano dal Crotonese, i corpi ritrovati sarebbero di un uomo e di due bambini a rafforzare la tremenda statistica che racconta di ben 33 minori rimasti senza vita dopo il naufragio.
Nello specifico, il corpo dell’uomo sarebbe stato ritrovato proprio sulla spiaggia di Steccato di Cutro mentre i due bambini venivano identificato a pochi metri di distanza, nel mare di Praialonga. Dopo il recupero delle salme, sono stati tutti trasportati al Palamilone di Crotone che al momento ospita la camera ardente.
Cutro, 79 migranti divenuti vittime. Il sindaco: “Scene indelebili”
Continua a salire inesorabile e doloroso il numero di vittime della strage di migranti avvenuta lo scorso 26 febbraio al largo di Cutro. Notizie che spengono le polemiche di contorno, riportando così a galla la dimensione enorme di una tragedia che porta alla luce un problema reale.
Sull’inchiesta condotta dalla Procura di Crotone arrivano nuove testimonianze da parte dei sopravvissuti, i quali raccontano agli inquirenti il comportamento disumano degli scafisti. Sono in molti a denunciare il fatto che questi ultimi abbiano cercato in ogni modo di evitare che venissero chiamati i soccorsi. Alcuni filmati ritraggono il momento in cui la Summer Love, l’imbarcazione affondata, avvista la costa di Steccato di Cutro in lontananza: inavvertitamente, quel video diventa la prova dell’accordo tra gli scafisti e i trafficanti.
Tutto a un tratto l’imbarcazione si pianta, si arena, e tra i passeggeri cresce il panico. Ma di risposte non ne arrivano, e le condizioni marittime continuano a peggiorare. Le comunicazioni sono possibili solo per gli scafisti, tramite una ricetrasmittente satellitare, i quali fanno scendere sottocoperta i migranti temendo un controllo di Polizia.
Il sindaco di Cutro, Antonio Ceraso, parla per la prima volta in assoluto dalla tragedia e parla di “scene indelebili che rivivo da oltre due settimane“. Il suo accorato appello è a concentrarsi sul vero problema, e non sulla caccia al colpevole.
Cutro, il racconto di una superstite: “Non potevamo chiamare i soccorsi”
Nel frattempo, una superstite aggiunge ulteriori dettagli sui terribili momenti che hanno sconvolto i migranti; dal suo racconto traspare tutto il terrore vissuto in quei momenti in cui senza dubbio gli scafisti hanno giocato un ruolo determinante:
Appena giunta vicino alla spiaggia italiana, nel tardo pomeriggio del 25 febbraio, uno scafista turco ci ha detto che eravamo giunti in Italia e che potevamo salire sopra coperta per pochi minuti. Abbiamo fatto pure un piccolo video inneggiando alla fine del viaggio anche se non riuscivamo a vedere la costa. Nonostante ciò l’imbarcazione spegneva il motore senza pertanto navigare verso costa. In quel momento uno dei due scafisti faceva dei video con il proprio telefono cellulare inneggiando a un trafficante asserendo che i suoi migranti erano giunti in Italia.
Poi, il momento in cui per tutti era sembrato chiaro che qualcosa non tornasse; all
Noi migranti ci stavamo un pò agitando perché non comprendevamo il motivo per cui si stava esitando a raggiungere la costa. Peraltro noi non potevamo nemmeno telefonare ai soccorsi perché i membri dell’equipaggio erano dotati di un sistema elettronico che bloccava le linee telefoniche. Gli scafisti invece erano dotati di una ricetrasmittente satellitare ma non chiamavano i soccorsi, peraltro gli scafisti avevano anche invertito la rotta allontanandosi.