La produzione italiana è a rischio a causa dell’assenza di piogge e per le temperature anomale che si sono registrate nei primi due mesi del 2023. Il sindacato lancia l’allarme: a rischio coltivazioni ed aziende agricole.

L’anno-per ora-più caldo di sempre

Il 2023 è l’anno più caldo di sempre e ha avuto un impatto devastante sul Nord Italia con una temperatura di 1,44 gradi superiore alla media storica. Un’anomalia che riguarda tutta l’Italia dove la temperatura è stata comunque superiore di 0,76 gradi a gennaio e febbraio. Preoccupa anche la scarsità di precipitazioni al di sotto della media nel primo bimestre dell’anno dopo un 2022 in cui è caduta il 30% di pioggia in meno. Questo emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Isac-Cnr.

I danni della siccità

L’acqua è una risorsa fondamentale per l’agricoltura e la produzione degli alimenti base della dieta mediterranea, dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dalla frutta alla verdura fino al mais per alimentare gli animali per la produzione dei grandi formaggi e del prosciutto, sottolinea la Coldiretti. “Gli agricoltori italiani sono impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti, ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio, la produzione di cibo e la competitività dell’intero settore alimentare” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

Prandini ha specificato poi che l’Italia che perde ogni anno l’89% dell’acqua piovana e ha detto che con Anbi si è elaborato un progetto-chiamato “Laghetti”- per “realizzare una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando è necessario ai cittadini, all’industria e all’agricoltura”.

Le aree più colpite

Preoccupa anche il potenziale idrico scarso stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico. Gli effetti sono evidenti con i grandi laghi che –spiega la Coldiretti – hanno ora percentuali di riempimento che vanno dal 19% del lago di Como al 36% del lago di Garda fino al 40% di quello Maggiore. Ad essere maggiormente colpite dalla crisi idrica sono le imprese agricole-circa 300mila-che si trovano nelle più siccitose. La situazione più drammatica si registra nel bacino della Pianura Padana dove nasce quasi 1/3 della produzione agroalimentare Made in Italy e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo.

Olio d’oliva e siccità: un problema non solo italiano

Nel corso della campagna 2022-2023 c’è stata una produzione di 208 milioni di kg di olio d’oliva contro i 329 milioni di kg della precedente. Una situazione che è continuata anche nei mesi estivi dove al caldo record si è aggiunta anche la carenza idrica e il fenomeno della xylella che tuttora continua ad avanzare e che ha già ucciso più di 21 milioni di piante di ulivo. Problemi che colpiscono anche gli altri Paesi della fascia mediterranea: in Spagna le prime stime parlano di un calo dal 30 al 50% rispetto a 1,4 miliardi di chili dello scorso anno, in Tunisia si prevede invece una flessione intorno al -25%, secondo Ismea. Solo la Grecia potrebbe superare i livelli produttivi dello scorso anno portandosi sopra i 300 milioni di kg.