A metà febbraio è partito l’iter per la creazione di una commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia di covid in Italia. Le indagini portate avanti dalla procura di Bergamo hanno alzato nuovamente l’attenzione sul tema. Con i lavori del Parlamento già avviati, la commissione dovrebbe nascere ufficialmente verso giugno.
Commissione parlamentare inchiesta covid, Pregliasco: “No resa di conti politica”
Sul tema si è espresso il virologo Fabrizio Pregliasco, intervenuto nella trasmissione “Italia città aperta”, condotta da Roberta Feliziani su Cusano Italia Tv:
“L’importante è che questa inchiesta non sia una caccia alle streghe e una resa dei conti rispetto ad alcuni partiti che erano all’opposizione, che magari ogni tanto davano un colpo a destra e uno a sinistra rispetto alle scelte del governo e che a posteriori vogliono in termini politici arrivare ad un confronto, che non è utile rispetto alla necessità di una pacificazione. In Inghilterra invece che commissioni parlamentari hanno raccolto una serie di dati, nell’ottica di prepararsi ad una prossima pandemia”.
Inchiesta Bergamo
Pregliasco ha parlato anche dell‘indagine in corso a Bergamo, che vede coinvolti diversi esponenti politici:
“Non ci si poteva immaginare quello che sarebbe successo, le prime fasi sono state le più difficili, come correre in autostrada a luci spente. I politici hanno dovuto prendere scelte difficili. A fronte di carenza d’informazioni, noi non dobbiamo massacrare la classe politica. In quei momenti non avevamo chiarezza, non c’era certezza. All’inizio non c’erano abbastanza mascherine. Ogni pandemia è diversa dalle altre. Le mascherine servono e servivano. L’aspetto positivo della magistratura è raccogliere informazioni. A Bergamo si dà per scontato che 3 giorni di anticipo nel lockdown sarebbero stati importanti: è schizofrenica questa cosa. Non c’entra che nel CTS ci fosse un ginecologo: questo è opinabile, ma non è questo che ha fatto la differenza. La diffusione del virus è stata uguale in tutto il mondo. Quando la Cina ha lasciato andare il freno, è tornato quello che noi avevamo vissuto. Se c’è una colpa è che la Cina non ha dato informazioni tempestive. L’origine naturale del virus è quella più plausibile”.
Piano pandemico
Riguardo al mancato aggiornamento del piano pandemico, Pregliasco ha osservato:
“Il piano pandemico era rivolto all’influenza, pensavamo di fronteggiare un altro virus influenzale dopo quello del 2009, di sicuro siamo arrivati con la guardia bassa perché tutti gli episodi di questo ultimo secolo: nel 2003 la Sars-cov 1, nel 2005 l’aviaria, nel 2009 il virus H1N1 e poi Ebola, ci avevano fatto pensare che saremmo riusciti a contenere queste emergenza. Di fatto però questo virus ha travolto tutti, anche nazioni come l’Inghilterra che avevano aggiornato il piano pandemico e addirittura avevano fatto delle esercitazioni organizzative alla fine hanno fatto come noi. Questo virus ha travalicato le possibilità di gestione. Il piano pandemico non è un manuale di gestione”.