Una vita tra le onde del mare e il sale, condita da record e record. Giovanni Soldini è questo e molto altro. Esperto navigatore, naufrago, salvatore e pioniere. Già perché Soldini, in 40 anni di onorata carriera, ha raggiunto il record a cui tutti i governi cercano di arrivare: quello delle emissioni zero. Oggi la barca di capitan Soldini è la Maserati Multi70, un’opera della nautica: lunga 21.20 metri, larga 16.80 con un peso di 6 tonnellate circa. Ma la particolarità di questo avanzatissimo trimarano è la sostituzione del motore a scoppio, con uno totalmente elettrico. La superficie dei pannelli solari è stata aumentata, pur mantenendo un assetto da gara iper performante, con il giusto equilibrio di aerodinamica. E il motore utilizza una batteria tutta ‘made in Italy’, una batteria agli ioni di litio molto avanzata e molto densa. Soldini racconta a Tag24 la sua nuova barca e le difficoltà del mare.
Giovanni Soldini, esperto navigatore e uomo dei record. L’ultimo battuto proprio all’inizio del 2023, durante la regata Rorc Transatlantic Race, vincendo in 5 giorni, 5 ore, 46 minuti e 26 secondi
“Sì, è stata proprio una bella regata. Ma dietro a questo risultato c’è un sacco di lavoro, di sviluppo che dura da un po’ di anni, che ha portato a utilizzare il foil (le ali ai lati che permettono alla barca di volare sull’acqua, ndr) in acqua non protette. C’è voluto del tempo ma ora inizia a funzionare bene. L’altra cosa di quest’anno è che abbiamo sbarcato il motore a scoppio e ora praticamente abbiamo un motore elettrico con una batteria, e pannelli solari, molto efficiente che ci garantisce l’energia necessaria. È l’nnovazione più importante di quest’anno. Non è uno scherzo, una barca ad energia con una batteria piena. Abbiamo sfruttato una esigenze, abbiam creato una struttura a poppa, e su questa struttura abbiamo messa i pannelli Solbian che ci garantiscono l’energia per muoverci. Abbiamo cercato di ottimizzare il fatto di utilizzare un tot di pannelli solari, pensando sempre all’aerodinamica della barca”.
Che tipo di batteria utilizza il motore elettrico?
“La batteria possiamo dire che è fatta da uno spin-off dell’università di Bologna, composto da giovani italiani. È una batteria molto efficiente. Sicuramente evoluta e si ricarica attraverso i pannelli”.
Ma la Maserati Multi70 serve anche ad analizzare le acque marine…
“Abbiamo questa macchina, una specie di centralina, la Ocean Pack, che è una macchina di fabbricazione tedesca. Una macchina che pompa acqua di mare e analizza la salinità, la temperatura e la Co2 nell’acqua. Questi dati servono tantissimo perché il mare e l’oceano assorbono molta Co2 e liberano tantissimo ossigeno. È importante monitorare quello che succede, perché ci sono dei problemi. Se aumentano troppo le temperature, e i livelli di Co2 sono troppi alti, il mare diventa troppo acido e diventa pericoloso per la base della catena alimentare, come il plancton. Questi dati li registriamo con una frequenza al secondo e poi li mandiamo al Fremer, il Centro europeo che raccoglie i dati, e all’Enea che ha un centro di monitoraggio di Co2. Siccome misurare la Co2 non è semplice, è un dato interessante”.
Soldini, lei ha iniziato a navigare da giovanissimo. Ormai sono passati 40 anni. Come è cambiato il mare in questo periodo?
“Sicuramente è molto cambiato, come tutto il mondo. Questo perché usiamo il mare come una pattumiera, pensiamo che sia un luogo di risorse infinite e invece sono finite. Da una parte la pesca intensiva senza un disegno, dall’altra i nostri rifiuti finiscono in mare, creando situazioni critiche che 30 anni fa non c’erano. Oggi è normale vedere la plastica in acqua, 30 anni fa il mare era molto più pescoso. Vedi il mediterraneo oppure a Terranova, dove ci sono flotte di pescherecci fermi. Ogni rifiuto ti lascia scioccato, anche un copertone o 3 metri quadri di reti di plastica abbandonati. Tutta roba che rimane lì, diventa microplastica che mangiano poi i pesci. Una cosa importante però: la settimana scorsa le Nazioni unite hanno adottato il Trattato sull’alto mare per proteggere un terzo dei mari. Sarebbe già una svolta”.
Giovanni Soldini: due volte naufrago
Lei nel 1998, durante una regata, ha abbandonato la rotta per andare a salvare la sua avversaria e amica Isabelle Autissier..
“In mare queste cose è da sempre che si fanno, ci sono migliaia di esempi virtuosi. In mare c’è sempre stata una cultura per cui ci si aiuta e per cui non si lascia affogare, quando è possibile. Questo sicuramente è messo in crisi da una deriva culturale che rende difficile la vita non solo per chi vuole salvare per lavoro, come la guardia costiera, che deve vivere un momento di messa in discussioni di molti principi, di difficoltà, perché non ha le coperture politiche”.
Ed è stato anche naufrago per ben due volte. Cosa significa?
“Essere naufrago vuol dire trovarsi nelle mani di chi ti salva e, soprattutto, in balia delle varie leggi dei vari paesi dove poi riesci a sbarcare. Mi è successo di essere salvato da una petroliera in oceano e ho avuto difficoltà a sbarcare negli Stati Uniti, pur avendo il passaporto e il visto. Questo la dice lunga su una certa cultura che influisce su armatori e su comandanti. Sono stato naufrago per 48 ore entrambe le volte: una in nord Atlantico, l’altra, sempre nell’Atlantico, ma più vicino all’Equatore. Noi siamo abbastanza preparati, ma non è una bella esperienza. Però con un po’ di fortuna si porta a casa la pelle”.