La recente festa dell’8 marzo ci permette di fare alcune importanti considerazioni sul rapporto del Vaticano con le donne. All’Udienza generale, tenutasi in quello stesso giorno, papa Francesco è tornato a ribadire un tema a lui molto caro, e che cioè: “le donne costruiscono una società più umana, e la violenza a una di loro o a una mamma significa farla a Dio stesso”. Parole che trovano ampio riscontro nel magistero di Bergoglio nei confronti dell’universo femminile.

Il Vaticano e le donne

Possiamo dire che Francesco abbia aperto le porte del Vaticano alla donna, aumentando sensibilmente il loro numero, la loro visibilità e la loro influenza in tutti gli organismi sia della Città del Vaticano che della Santa Sede (che è la Curia), che degli Enti collegati. Se dieci anni fa, al momento della sua elezione (avvenuta il 13 marzo 2013), vi erano in Vaticano 846 donne, e nessuna con una carica di rilievo, oggi sono ben 1165, circa il 25 per cento tra quanti lavorano Oltretevere. Non solo, ma, mentre con Paolo VI si è aperta per la prima volta a una donna l’accesso a un ruolo gerarchico come quello di sottosegretaria (apertura ripetuta timidamente da Giovanni Poalo II, e non ritenuta invece necessaria da papa Benedetto), con il papa sudamericano sono state nominate 5 sottosegretarie e 2 segretarie: suor Raffaella Petrini al Governatorato, seconda carica dello Stato della Città del Vaticano, e suor Alessandra Smerilli al Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale. C’è una segretaria anche alla Segreteria Generale del Sinodo, suor Nathalie Bequart. E c’è una donna alla Direzione dei Musei Vaticani, Barbara Jatta. E poi, tra le altre, 7 superiore al Dicastero per la Vita Consacrata e 6 nel board del Consiglio per l’Economia. Tutte circondate da grande rispetto e considerazione.

La Praedicate Evangelium

Non solo, ma Bergoglio ha promesso, alla luce della nuova Costituzione Apostolica, la “Praedicate Evangelium”, entro due anni una donna capo-dicastero, il vertice più alto della gerarchia vaticana, finora feudo esclusivo maschile. Si tratta di una novità di rilievo storico, visto che la cittadella vaticana e la Chiesa cattolica sono sempre stati, almeno fino al Concilio Vaticano II, iI presidio del più assoluto predominio maschile, circondato in più da un’aura sacrale che sembrava renderlo impermeabile alla presenza femminile. Un fatto storico, dunque, e tanto più perché con papa Francesco il Vaticano vuole porsi come modello per tutta la Chiesa cattolica, ad ogni latitudine e ad ogni livello di intervento. Certo, con il papa regnante non si parla ancora del sacerdozio alle donne e di un clero sposato, proposti invece con forza dal Sinodo della Chiesa tedesca, ma cionondimeno si tratta di misure importanti che aprono la via in quella direzione, e che bastano a dare forti mal di pancia ai settori conservatori e reazionari della Curia.  

Raffaele Luise per la Rubrica VaticanoMondo