Le Olimpiadi di Parigi 2024 si avvicinano e Giovanni Malagò ha provato subito ad alzare l’asticella per tutti gli sportivi azzurri. Nel corso della presentazione del libro “Tokyo 2020, l’Italia chiamò” di Carmelo Lentino e Roberto Messina, il presidente del CONI ha infatti rilasciato una serie di dichiarazioni motivanti verso tutto lo sport italiano.

Proprio quella di Tokyo fu una spedizione positiva ma alla prossima manifestazione olimpica in Francia per Malagò servirà fare ancora meglio:

Per migliorare le 40 medaglie intanto dobbiamo qualificarci. Se riusciamo a farlo in modo massiccio possiamo ancora raccontare che i sogni diventano realtà e fare meglio di quanto visto a Tokyo. Stiamo lavorando per voi.

Poi un racconto dell’esperienza giapponese che il presidente del Coni ha definito “surreale” anche per l’emergenza sanitaria di quel periodo:

Alla presentazione dei portabandiera dissi che avremmo fatto molto bene. Ma ci sono moltissime variabili. C’era un’incertezza, tra le incertezze dello sport: c’era il Covid, che ci obbligati a organizzare un’olimpiade surreale. Eppure abbiamo frantumato il record di medaglie. C’è chi dice perché ci sono discipline in più rispetto al passato come il surf, lo skateboard e l’arrampicata dove però abbiamo fatto zero. Cosa che non credo accadrà a Parigi. Ma la competizione oggi è diventata molto più difficile di un tempo.

Olimpiadi Parigi 2024, Malagò parla della “maledizione dell’Italia”

Tante medaglie ma del colore errato. È questa la sintesi della seconda parte dell’intervento di Giovanni Malagò che ha sottolineato come l’Italia spesso abbia ottenuto tante medaglie di bronzo che ai fini del medagliere contano purtroppo meno rispetto agli ori:

L’Italia poi vive spesso questa maledizione, per la quale vinciamo tantissimi bronzi, molti argenti e pochissimi ori. Continuo a sostenere che sia ingiusto che per il medagliere si tengano conto soprattutto degli ori, invece del numero totale di medaglie, ad esempio. Noi siamo multidisciplinari, ma in questo modo finiscono avanti Paesi che concentrano le proprie attività su pochissime discipline, per poi sparire in altre.