Duplice omicidio Serranova: ha confessato Cosimo Calò, fratello di una delle vittime. L’uomo, 84enne, arrestato dopo settimane di audizioni e perquisizioni, avrebbe ammesso davanti agli inquirenti di voler uccidere anche l’altro fratello, Carmelo. Era stato proprio lui, intorno alle 18 di mercoledì 1 marzo, a scoprire i corpi senza vita di Antonio Calò e di sua moglie, Caterina Martucci, all’interno del casolare in cui la coppia viveva a Carovigno. Stando a quanto ricostruito finora, il delitto sarebbe da rimandare a motivazioni economiche. Sembra che l’uomo avesse già minacciato i suoi fratelli, convinto che, se avesse commesso un delitto, sarebbe riuscito a sfuggire al carcere perché ultraottantenne. Dovrà rispondere ora di duplice omicidio aggravato dal rapporto di parentela e dalla premeditazione.
Duplice omicidio Serranova: il delitto e la confessione di Cosimo Calò
“Avevo l’intenzione di ammazzare Carmelo e, non avendolo trovato, ho bussato alla porta della casa di Tonino (Antonio, ndr). La notte del 28, dopo averli uccisi, ho meditato di ammazzare Carmelo”. Sarebbero queste, secondo quanto riportato da Affari Italiani, alcune delle sconvolgenti rivelazioni che Cosimo Calò, l’84enne fermato per il duplice omicidio di Serranova, in provincia di Brindisi, avrebbe fatto agli inquirenti nel corso di uno degli interrogatori effettuati in caserma dopo l’arresto. L’uomo, già reo confesso dell’omicidio, avrebbe voluto uccidere anche l’altro fratello, quindi, e ci avrebbe provato due volte: la prima, lo stesso giorno in cui ha compiuto il duplice omicidio, la seconda il giorno successivo, non riuscendo però a rintracciarlo in entrambi i casi. Il movente? Rancori risalenti al tempo e a ragioni economiche. Stando a quanto emerso finora, sembra infatti che Calò abbia ucciso il fratello Antonio e sua moglie, Caterina Martucci, di 69 e 64 anni, a causa di un’eredità contesa, lasciata da un quarto fratello, Angelo, morto due anni fa e dalla quale sarebbe stato escluso. Era stato proprio Carmelo, alle 18 di mercoledì 1 marzo, a scoprire i corpi senza vita delle due vittime, avvisando le forze dell’ordine. Poco dopo era stato ascoltato dai carabinieri come persona informata dei fatti e subito aveva fatto il nome di Cosimo. A suo dire, infatti, c’erano dei precedenti, nei comportamenti dell’84enne, che avrebbero potuto portarlo a compiere l’estremo gesto.
In particolare, secondo la sua testimonianza, sei o sette mesi prima del delitto l’uomo si sarebbe presentato a casa delle vittime, un casolare nel comune di Serranova, minacciandole a morte e proferendo testuali parole: “Vi ammazzo tutti, tanto a me non mi arrestano visto che ho superato gli ottanta anni”. Poi, a fine febbraio scorso, avrebbe messo in atto il suo diabolico piano, recandosi prima da Carmelo – ritenendolo “causa di tutti i suoi mali” – e poi riversando la sua rabbia contro i due coniugi, morti dopo essere stati raggiunti da diversi colpi d’arma da fuoco: l’uomo all’ingresso, con accanto una mazza di ferro, la stessa che, forse, aveva usato per difendersi; la donna in camera da letto, dove è stata poi ritrovata con in mano un telefono, probabilmente preso nel tentativo di avvisare qualcuno. Fermato con l’accusa di duplice omicidio aggravato dal rapporto di parentela con le vittime, l’84enne è anche accusato di aver premeditato il delitto. È il decreto che ne ha disposto il fermo a metterlo in evidenza, parlando della sua “pericolosità” e “determinazione criminale”. Il fucile usato per sparare alle due vittime, sostengono gli inquirenti, ritrovato nel corso di una perquisizione presso la sua abitazione di San Vito dei Normanni, sarebbe stato acquistato da Calò con l’intento preciso di uccidere. Secondo Carmelo, “Cosimo provava astio nei loro confronti perché presumeva che i beni di Antonio potessero essere ereditati da sua figlia, che era la nipote preferita”.