Un Tavolo per Napoli per contrastare il fenomeno della criminalità, questa è la proposta del consigliere regionale Pasquale Di Fenza che ha raccontato oggi a TAG24 l’importanza della lotta alla criminalità organizzata e il valore sociale della detenzione.
Quali episodi camorristici avete portato all’attenzione del ministro?
Con l’ultimo episodio di ieri a Napoli nord -Sant’Antimo- dove c’è stato l’omicidio di una persona di 26 anni che sembrerebbe legato ai clan di Sant’Antimo. Parliamo dell’area maggiormente colpita insieme alla zona di periferia quindi Barra e San Giovanni. Preoccupa molto il fatto che si è tornati a sentire di criminalità dopo un periodo di tempo anche perché si sono verificati alcuni episodi legati alla microcriminalità e su questo è uscito una mia dichiarazione quando c’è stato l’arresto di quattro ragazzi per un episodio legato alla malamovida, un tema evidenziato anche dal sindaco Manfredi durante una delle ultime riunioni fatte dal Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza qualche mese fa.
I controlli quindi vanno intensificati?
A Napoli non abbiamo più bisogno di sistemi di videosorveglianza, i controlli vanno intensificati assolutamente con la maggiore presenza di forze dell’ordine. In alcuni punti di Napoli-non tutta la città-è arrivato il momento di far scendere in campo l’esercito anche perché non possiamo vivere sempre con il patema d’animo. A seguito di quanto accaduto ieri sera siamo arrivati a chiedere al Ministro degli Interni Piantedosi di convocare quanto prima un Tavolo su Napoli dove parteciperà la Prefettura, la Regione e la Città metropolitana per capire se ci sono oggi soluzioni. Ho motivo di credere che le soluzioni ci siano, il ministro Piantedosi è molto vicino alle tematiche di Napoli e sicuramente non farà finta di ascoltare il mio invito.
Cosa chiederete quindi nello specifico?
Come prima cosa sarà fondamentale costituire un Tavolo su Napoli e io credo che sia arrivato il momento di utilizzare l’esercito assieme a carabinieri, polizia e alla Guardia di Finanza che oggi già lavorano tantissimo: è vero che le operazioni sono continue ma non credo che operazione fatte a distanza di tempo possano risolvere la problematica. Bisogna intensificare i controlli e far arrivare maggiori forze nei comuni a nord di Napoli anche per la microcriminalità, perché non possiamo parlare unicamente di criminalità ma dobbiamo considerare anche la microcriminalità che esiste su tutto il territorio nazionale. Sarà quindi importante aumentare la presenza delle forze dell’ordine nelle strade per limitare gli spazi d’azione della criminalità.
Per quanto riguarda le misure sociali su cosa bisogna ancora agire per ostacolare la camorra?
Bisogna innanzitutto far capire che le case circondariali devono essere reintegrative e non distruttive, oggi chi commette un errore nella vita-perché sbagliare è umano-deve aver modo di recuperare la propria strada e riprendere una regolare vita quando uscirà da queste situazione. Bisogna dare spazio e fare progetti costruttivi per chi uscirà da queste problematiche, rispetto a prima si sta lavorando di più.
Bisogna dare spazio anche dove ci sono persone entrate per reati mafiosi, io credo che la possibilità bisogna darla a tutti e questo è un ulteriore invito che lancio a livello nazionale. Nel momento in cui si esce dalla carcerazione oggi la maggior parte delle persone spesso non ha più una famiglia o una casa.
Si deve poi partire dalle scuole, cosa che io oggi in prima persona sto facendo assieme ai miei collaboratori, per far capire che le alternative ci sono e c’è la possibilità di lavorare e crearsi un proprio futuro e guardare avanti. Non possiamo solo guardare i detenuti come una malattia, anzi bisogna dare spazio a queste persone per capire cosa è stato un periodo della loro vita e provare a non farlo ripetere, così da reintegrarsi nella società e prestare la propria utilità al servizio del sociale.
Come dovrebbe cambiare dunque il regime detentivo?
Il carcere dovrebbe essere costruttivo e non distruttivo, in questo momento dato che c’è stato un cambio al governo sono convinto che si possa fare tantissimo e si possa cambiare. C’è stato qualche tempo fa il caso di un ragazzo preso a calci e i suoi aggressori erano molto giovani, a questi ragazzi va fatto capire che la vita è ben altro e ci sono tante possibilità.
L’invito al governo è quello di rivedere il sistema ed aiutare chi realmente ha bisogno, non guardiamo il carcere solo come un elemento detentivo ma anche in chiave successiva alla detenzione, quindi migliorativa e risolutiva per errori del passato. Altrimenti una persona una volta uscita, guardando la sua posizione fallimentare, potrebbe ripetere gli stessi errori.