Jimmy Carter, il 39° Presidente della storia statunitense è morto oggi 29 dicembre 2024 nella sua casa in Georgia. In carica dal 1977 al 1981, dopo la sua permanenza alla Casa Bianca si è dedicato alla tutela dei diritti umani tramite il “Carter Center” e nel 2017 è diventato il primo presidente a vivere fino al quarantesimo anniversario della presa della carica. Era il più anziano e il più longevo della storia, nonché il primo in carica di tutti i presidenti viventi. Da qualche anno la salute dell’ex capo di Stato era peggiorata fino allo scorso 18 febbraio quando dopo una serie di ricoveri in ospedale, Carter aveva deciso di trascorrere il tempo che gli restava a casa con la sua famiglia e di ricevere cure palliative invece di subire ulteriori interventi medici.
Morto Jimmy Carter, aveva 100 anni
Era il 1976 quando Jimmy Carter, che al tempo aveva rivestito il ruolo di Governatore della Georgia dal 1971 al 1975, ottenne la nomination democratica per la Presidenza degli Usa. Nelle successive elezioni sconfisse il repubblicano Gerald Ford. Carter si propose da subito come un presidente “nuovo”: era abbastanza sconosciuto sulla scena nazionale e questo da un lato costituì un punto di forza a fronte della sua estraneità ai numerosi scandali che avevano scosso il Partito Democratico negli anni sessanta.
Fu promossa quasi da subito una politica energetica nazionale che includesse il controllo dei prezzi e incentivasse le nuove tecnologie. Tramite un discorso televisivo, Carter incoraggiò gli statunitensi al risparmio energetico. Sotto il suo mandato ci fu l’incontro di Camp David per far riconciliare l’Egitto con Israele e per un piano di pace nell’area mediorientale, famosa la foto con i presidente egiziano Anwar Al Sadat e con quello israeliano Menachem Begin. Il 1979 segnò l’anno più difficile della presidenza Carter a causa dell’insuccesso nel contrastare la rivoluzione iraniana del 1979 e la successiva cattura di 52 ostaggi statunitensi nell’ambasciata di Teheran.
Il Nobel per la Pace e la vita dopo la presidenza
Dopo la larga sconfitta da parte di Ronald Reagan alle presidenziali del 1980, ha costituito il Carter Center, una fondazione sulle campagne per i diritti umani e per la promozione della democrazia. Per quest’opera nel 2002 è stato insignito del premio Nobel per la pace. In quell’anno è stato il primo presidente statunitense dai tempi dell’embargo a visitare Cuba e a incontrare Fidel Castro. Qualche anno fa Carter ha scritto il libro “Peace, not Apartheid” sul conflitto israelo-palestinese, dove ha definito alcune misure del popolo israeliano nei confronti dei palestinesi come segregazioniste. La pubblicazione ha da subito alzato un polverone negli Stati Uniti. Nonostante le sue molte attività parallele alla politica è rimasto vicino ai Dem, soprattutto nelle campagne elettorali di Barack Obama. Nel 2016 ha votato Bernie Sanders come candidato democratico alle elezioni statunitensi.
Gli ultimi anni di vita
Nell’agosto 2015, l’ex presidente -ormai 90enne- annunciò di essere malato di cancro al cervello, di aver iniziato un trattamento di radioterapia e che si sarebbe sottoposto ad una chirurgia. Successivamente guarì ma nel corso degli anni la sua salute è peggiorata fino alla scelta di interrompere i ricoveri in ospedale e l’inizio delle cure palliative.
Nonostante non ci fossero alte aspettative, Carter ha compiuto cento anni a ottobre 2024.
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— The Carter Center (@CarterCenter) February 18, 2023
Carter ha annunciato l’endorsement per Kamala Harris in vista delle elezioni del 5 novembre 2024. L’ultimo desiderio dell’ex presidente era quello di votare per la candidata democratica sperando in un nuovo mandato presidenziale per un esponente del suo partito.