#fermarelastrage è questo l’hashtag lanciato in vista della manifestazione di sabato 11 marzo 2023 a Cutro, sulle coste calabre, per mostrare l’indignazione verso le misure del governo e per mostrare solidarietà nei confronti delle famiglie dei migranti deceduti nel corso del naufragio.

Manifestazione a Cutro dell’11 marzo 2023, l’intervista a Lidia Vicchio

Lidia Vicchio, responsabile della sezione calabrese dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) ha raccontato oggi a TAG24.it come si svolgerà la manifestazione dell’11 marzo 2023 a Cutro e quali richieste sono state avanzate dagli organizzatori per prevenire in futuro stragi simili a quella dello scorso 26 febbraio.

Lidia Vicchio, responsabile di Asgi Calabria

Abbiamo visto che i soccorsi sono al centro del discorso. Quali sono i ritardi che ci sono stati di qualche giorno fa?

Da quello che è emerso in maniera evidente e per quello che si sa al momento, sia le autorità italiane che quelle europee attraverso Frontex-l’Agenzia europea della Guardia di frontiera-erano conoscenza anche della difficoltà almeno 24 ore prima del naufragio e non sono intervenute tempestivamente.

Appena avvenuto il naufragio è uscito il comunicato della Guardia costiera che diceva che non erano stati avvisati e c’erano le condizioni per cui si poteva intervenire. Sarà necessario assumere i provvedimenti consequenziali, quindi è necessario indagare tutta la questione. Non per niente la procura di Crotone ha aperto un fascicolo contro ignoti ma per omissione di soccorso. All’inizio il primo fascicolo della procura di Crotone è stato quello contro gli scafisti ma una volta che la Guardia costiera ha fatto uscire il suo comunicato era chiaro che a quel punto la Procura sarebbe stata in difetto a non aprire un fascicolo almeno sulle dichiarazioni della Guardia costiera.

Quali violazioni sono emerse da tutta questa storia? 

C’è un obbligo ben preciso: nel momento in cui si è in acque nazionali è necessario intervenire innanzitutto perché ci sono leggi del diritto del mare che impongono che le vite umane vanno salvate, non è lasciato quindi alla discrezione. Quando il naufragio è avvenuto i migranti  erano praticamente vicini alle nostre coste, il primo dovere era quello di intervenire per salvare le vite umane. Rispetto a Mare Nostrum c’è stato un cambio di paradigma: nel 2013 della della strage di Lampedusa-quando morirono 350 persone-lì tutta l’Europa si è accorta che bisognava intervenire in primis.

Questo vuoto lasciato da Mare Nostrum è stato un’apriporta: le operazioni di Search and Rescue nascono proprio da Mare Nostrum, di fatto le ong hanno continuato a fare quello che era stato iniziato da Mare Nostrum.  Per evitare queste tragedie-e anche per fingere un po’ meno ipocrisia-era necessario creare corridoi umanitari ed adottare delle politiche credibili che consentano l’ingresso sicuro alle persone straniere in Italia soprattutto se richiedenti asilo e questo lo si può fare attraverso una modifica della legislazione italiana.

La Bossi-Fini prevede due possibilità di ingresso regolare in Italia: uno arrivare in Italia nelle forme più diverse e poi domanda di protezione internazionale. L’altro canale di ingresso- dal Testo unico immigrazione-prevede che invece l’ingresso regolare possa avvenire perchè un imprenditore in Italia abbia già in qualche modo un contatto con uno straniero e quindi consenta un ingresso regolare impegnandosi ad assumerlo. Una situazione abbastanza improbabile, quindi resta solo l’opzione di mettere a rischio la propria vita.

Cosa si aspetta dal CdM a Cutro di oggi?

Non mi aspetto nulla di buono. Ho letto poco fa che si discuterà di misure più stringenti contro le ong che assolvono solo la funzione di soccorrere le persone in mare quando sono in difficoltà cioè salvare vite umane, un obbligo morale ancor prima che giuridico.

La Lega ha provato a far approvare degli emendamenti che sono stati poi bocciati in Commissione affari costituzionali perché prevedevano nuovamente un ritorno a quello che era il primo decreto sicurezza, cioè impedire ai richiedenti asilo un’accoglienza degna di questo nome anche in Italia, può essere fatto soltanto attraverso il sistema pubblico di accoglienza, cioè gli ex Sprar, oggi Sai, il sistema di accoglienza e integrazione. Pare si tenterà di far “rientrare dalla finestra” quello che la scorsa volta non sono riusciti a fare. 

Questo non farà altro che aumentare il disagio sociale perché nel momento in cui le persone arrivano in Italia la cosa importante è dare loro strumenti per poi rimanere nel nostro Paese e ciò va fatto tramite il sistema pubblico di accoglienza. C’è poi una grande confusione in merito ai centri di accoglienza, bisogna fare distinguo fra i Cas e i Sai. Affossare il sistema pubblico di accoglienza è un errore, rischia di aumentare il disagio sociale.

Come Asgi invece come state operando a sostegno dei familiari delle vittime?

Asgi è stata più volte a Cutro. Lì c’è stato il sostegno alle vittime che chiedono di poter riavere almeno i corpi dei propri cari, su questo Asgi ha dato alcune informazioni. A Crotone persiste un problema serio: assenza di indicazioni e direttive da parte della prefettura, per cui si è lasciato tutto dell’associazionismo del territorio  che chiaramente può arrivare fino a un certo punto. Non c’è stata alcuna istituzione che ha dato informazioni relative al rimpatrio delle salme identificate quindi familiari nonché dell’assoluta non non sapevano proprio come muoversi e quali procedure accedere e utilizzare.

Si possono anche dare informazioni necessarie ma resta il problema di chi sostiene i costi e la possibilità di trasferimento delle salme in paesi come l’Afghanistan. Un’altra cosa che secondo noi è stata anche grave è che i superstiti e i familiari delle vittime sono stati dati in pasto alla stampa mettendo a rischio la loro vita. L’assenza delle istituzioni resta il problema più grande perché l’associazionismo da solo non può fare tutto.

Sei Stati europei hanno parlato anche di cambio di norme sull’immigrazione in Europa: ad oggi a livello europeo cosa serve di più?

Urge proprio un cambio di paradigma e non si può continuare ad affrontare il problema soltanto dal punto di vista di tutela delle frontiere, per esempio l’accordo con la Turchia e quello con la Libia. L’Europa non sta facendo altro che pagare altri Stati extra Ue affinché blocchino le persone prima di arrivare in Europa.

Questa esternalizzazione delle frontiere viola i diritti di queste persone: tutti abbiamo diritto di esercitare la libertà di movimento in qualsiasi parte del mondo. Bisogna cambiare l’approccio garantendo arrivi regolari affinché le persone non muoiano più, perché comunque continueranno ad esserci nuovi arrivi dalle varie rotte migratorie affrontando qualunque cosa perché rispetto ad una situazione dove non si ha nulla la libertà di scelta la vorrai esercitare. Per questo motivo le dichiarazioni del ministro Piantedosi sono inascoltabili e di una disumanità che lascia contraddetti e perplessi.