Sono state arrestate 49 persone nel corso dell’operazione Hybris contro la ‘ndrangheta di Gioia Tauro, 15 di queste sono finite ai domiciliari mentre per le altre 34 sono state disposte ordinanze di custodia cautelare. Nel corso dell’operazione è stata sequestrata un’azienda e due proprietà

Operazione ‘ndrangheta Gioia Tauro

Una ‘ndrangheta quindi che tiene al lato economico e alla ricerca del profitto, ma che resta sempre legata alle tradizioni criminali. Nel corso dell’operazione Hybris dei carabinieri di Gioia Tauro sono state arrestate 49 persone. L’operazione riguarda le cosche Piromalli e Molè, due dei gruppi storici della Piana. Per 34 delle persone arrestate é stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre 15 sono finite ai domiciliari.

Sequestrate un’azienda e due proprietà

L’attività investigativa era partita tra il 2020 e il 2021 e l’obiettivo dell’operazione era colpire la struttura organizzativa della cosca dominante nella Piana. È stato inoltre disposto il sequestro preventivo di un’azienda agricola e di altre due proprietà che venivano utilizzate per agevolare le attività criminali.

Gli affari criminali

Tra i settori coinvolti nell’operazione c’è il mercato ittico, il commercio di armi, assunzioni dei membri interni alla cosca, la gestione immobiliare della zona industriale del porto di Gioia Tauro e traffico di droga. Gli esponenti della cosca attuavano un diffuso racket, con particolare attenzione verso le estorsioni nei confronti dei proprietari dei fondi agricoli costretti a pagare una quota annuale per evitare danni ai loro terreni.  Uno dei responsabili di una delle ditte vittime di estorsioni si è trovato costretto ad assumere malavitosi senza non poter sindacare sul loro rendimento lavorativo.

Arrestato anche un prete e un finanziere

34 in arresto e 15 ai domiciliari, tra i quali c’è addirittura un prete. Don Giovanni Madafferi, parroco della chiesa “Santa Maria Assunta” di Castellace, per la Direzione distretturale antimafia avrebbe attestato “falsamente, in certificati destinati a essere prodotti all’autorità giudiziaria, qualità personali, rapporti di lavori in essere o da instaurare relativi ad un soggetto imputato che avrebbe in tal modo dovuto beneficiare dell’affidamento in prova”.

In manette anche la moglie e figlia del boss Pino “Facciazza”, Maria Martino e Grazia Piromalli. La consorte di “Facciazza” si sarebbe fatta consegnare da due imprenditori un piatto doccia, due condizionatori e una caldaia utili per una ristrutturazione in vista della scarcerazione del marito. La figlia invece ha avuto un ruolo in un estorsione. Arresti domiciliari per il finanziere Salvatore Tosto accusato, assieme alla moglie, di aver rivelato l’esistenza a un membro del clan l’esistenza di un indagine a suo carico.

I reati: quali sono le cosche coinvolte

Le indagini hanno permesso di attribuire agli indagati responsabilità in ordine ai reati di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso e porto e detenzione di armi comuni e da guerra. A questo si aggiungono anche le accuse di estorsioni, danneggiamento seguito da incendio e l’importazione internazionale di sostanze stupefacenti. Le cosche coinvolte sono quella di Molè e Piromalli: la prima è una ‘ndrina della piana, un tempo alleata della seconda che tra gli anni ’80 e ’90 inizò a gestire quasi interamente il traffico di droga della zona di Gioia Tauro per avere successivamente contatti col resto d’Italia e paesi esteri come Argentina, Francia, Germania e Svizzera. I Piromalli invece sono considerati dalla Dia come la più grande e influente cosca dell’Europa occidentale, vantando più di quattrocento alleanza fra le famiglie e una presenza quasi centenaria sul territorio calabrese. I Piromalli hanno interessi anche esterni alla Calabria: in Sicilia, nel Nord Italia e in altre zone del meridione ed anche una forte presenza all’esterno, in particolare negli Stati Uniti ed in Romania mentre in Sud America avrebbero contatti in Brasile, Venezuela e Perù.