Accadde oggi 9 marzo 1841: liberi i protagonisti di Amistad. La Corte suprema degli Stati Uniti 182 anni fa si espresse sul “Caso Amistad”, liberando gli africani che presero il controllo della nave dove erano stati ridotti in schiavitù illegalmente. “Amistad” che in italiano significa letteralmente “Amicizia” fu una goletta costiera a due alberi del XIX secolo, battente bandiera spagnola. Divenne il simbolo dell’abolizione dello schiavismo in seguito a un ammutinamento messo in atto da schiavi africani nel luglio 1839. Gli schiavi poi furono catturati, processati e, come detto, assolti (nella foto: l’attore Djimon Hounsou che e’ Cinque, il capo dei ribelli, nel film ” Amistad ” di Steven Spielberg).
Accadde oggi 9 marzo 1841: liberi i protagonisti di Amistad
Nella prima metà del XIX secolo, il trasporto illegale degli schiavi a bordo di navi dall’Africa occidentale a Cuba colonia spagnola, era una pratica abituale sebbene fosse proibita da tempo. Durante il tragitto i prigionieri erano stivati incatenati in spazi molto ristretti: erano malnutriti e maltrattati. Queste condizioni erano ancora più dure sulla Amistad perchè non era nata come nave per il trasporto di schiavi, ma, di merce per il commercio costiero. Nel giugno del 1839 dalla nave portoghese Teçora, giunsero all’Avana circa 500-700 schiavi catturati in Sierra Leone. Il 26 giugno furono quindi imbarcati sulla Amistad. Si trattava di 49 maschi adulti acquistati da José Ruiz, e di quattro bambini, tra cui tre femmine e un maschio, questi ultimi acquistati da Pedro Montes ma giunti con un’altra nave.
Il famoso ammutinamento degli schiavi sulla Amistad
La destinazione del viaggio era il porto di Guanaja, piccola cittadina della costa centro-settentrionale cubana, oggi parte del comune di Esmeralda, nell’allora provincia di Puerto Principe (l’odierna Camagüey), per destinare gli schiavi comprati dagli spagnoli al lavoro nelle loro piantagioni di zucchero. Durante la traversata, nella notte tra il 30 giugno e l’1 luglio, gli schiavi si ammutinarono, guidati da Sengbe Pieh, poi noto negli Stati Uniti d’America come Joseph Cinque. I prigionieri s’impadronirono della nave: uccisero il cuoco di bordo, il mulatto Celestino di origine portoricana, e poi il capitano Ramón Ferrer, spagnolo di Ibiza. Mentre altri due membri dell’equipaggio riuscirono a mettersi in salvo fuggendo su una lancia con la quale raggiunsero l’Avana dando l’allarme. Degli altri membri dell’equipaggio rimasero in vita Ruiz, Montes e lo schiavo del capitano, Antonio, che fece da interprete.
Le azioni degli schiavi dopo aver presto il controllo della Amistad
Gli schiavi ordinarono agli spagnoli di cambiare rotta per dirigersi verso l’Africa; gli iberici finsero di obbedire ma in realtà li ingannarono navigando di notte verso nord-ovest e solo di giorno verso est. La Amistad venne quindi abbordata il 26 agosto 1839 dal guardacoste USRC Washington del servizio navale della finanza statunitense, comandato dal tenente di vascello Thomas Gadney. La Amistad pertanto fu presa in custodia al largo di New York, dove gli ammutinati avevano fatto gettare l’ancora per recarsi sulla costa e procacciarsi così acqua e cibo. Per poterne reclamare la relativa ricompensa dovuta al salvataggio della nave secondo le prassi del diritto marittimo, gli schiavi ribelli (considerati merce) furono catturati e condotti in porto a New London nel Connecticut, dove, a differenza dello Stato di New York, la schiavitù era ancora tecnicamente legale.
La storia su Radio Cusano Campus e Cusano Italia TV. “La Storia Oscura”, dal lunedì al venerdì on air sulla radio dell’Università Niccolò Cusano dalle 13 alle 15. “A Spasso nel Tempo”, in onda sul canale 264 del digitale terrestre alle 20.30 del martedi.