Pensioni opzione donna, è in arrivo una nuova riforma: dovrebbe sparire, nelle nuove ipotesi di cambiamento, il riferimento ai figli che aveva messo un punto decisivo nella misura uscita dalla legge di Bilancio 2023, insieme un’inversione dell’età delle lavoratrici (un abbassamento) rispetto a quanto attualmente richiesto. Proprio sulla proroga del 2023 i sindacati stanno continuando a chiedere un allentamento della stretta introdotta con la Manovra finanziaria che permetterà – se non si intervenisse con qualche correttivo – solo a poche migliaia di lavoratrici di poter agganciare l’opzione donna quest’anno. Sia il ministero del Lavoro di Marina Elvira Calderone che quello dell’Economia di Giancarlo Giorgetti hanno sul tavolo delle ipotesi di riforma, tra le quali c’è anche la possibilità di tornare ai vecchi requisiti del 2022 che avevano prodotto circa 24mila uscite nello scorso anno. Nelle ultime settimane si era ipotizzata anche la possibilità di una misura di durata di sei o nove mesi, da adottare già dal 2023, che consentisse a circa 10.000 lavoratrici di poter andare in pensione anticipata.

Pensioni opzione donna, nuova riforma in arrivo: ecco come cambia la misura e quali sono le ipotesi di uscita anticipata 2023

Proprio quest’ultima ipotesi su opzione donna è sul tavolo dei ministeri come possibilità di allentamento dei requisiti delle pensioni anticipate delle lavoratrici rispetto a quanto prevede, per quest’anno, la legge di Bilancio 2023. Infatti, con i requisiti della Manovra si arriverebbe a fine anno con sole 2.900 uscite, dal momento che è aumentata l’età di pensionamento a 60 anni di età ma non solo. Le lavoratrici, infatti, devono dimostrare di trovarsi in una delle condizioni di disagio economico e sociale per poter aspirare all’uscita anticipata. La prima proposta prevederebbe, dunque, un allentamento della stretta per sei o nove mesi per consentire l’uscita a circa 10.000 lavoratrici (che si aggiungerebbero alle 2.900 calcolate con la legge di Bilancio 2023). In questo periodo transitorio, l’uscita avverrebbe dai 59 anni di età (e non 60, come attualmente), riservando una quota di pensionamenti a 58 anni per le donne caregiver, disabili o che prestino cura per persone disabili conviventi, o licenziate. Questa prima ipotesi è alternativa a quella che vedrebbe il ripristino dei requisiti di uscita del 2022, una proroga “secca” in base alla quale si rispolvererebbe l’uscita a 58 anni per le dipendenti, a 59 anni per le autonome, unitamente ad almeno 35 anni di contributi versati. Su questa ipotesi convergono le richieste dei sindacati che hanno manifestato la propria preferenza anche ai tavoli di riforma delle pensioni che si stanno svolgendo al ministero del Lavoro da oltre un mese a questa parte.

Pensione anticipata lavoratrici, cambiamenti in corsa senza il requisito dei figli

Sulle pensioni con opzione donna, Marina Elvira Calderone, ministra del Lavoro, è intervenuta oggi per affermare che il dicastero che dirige “ha fatto più proiezioni e le ha già mandate anche al ministero dell’Economia in modo che sia possibile determinare i costi delle eventuali modifiche”. Calderone sulle proiezioni – che determinerebbero la platea delle lavoratrici che uscirebbero con una nuova opzione donna e i costi della misura – “è in attesa di avere delle risposte, a breve, per fare in modo che alcune parti della norma inserita nella legge di Bilancio 2023 possano essere risistemate”. Un punto sul quale la ministra sarebbe concentrata è quello di eliminare il riferimento ai figli come criterio di accorciamento dei requisiti richiesti per l’opzione donna. Invece, sull’età di uscita, potrebbe essere utile un’unica soglia, senza distinzioni tra lavoratrici dipendenti e lavoratrici autonome. La rimodulazione dell’opzione donna secondo la prima ipotesi, quella dei sei o nove mesi a requisiti ammorbiditi, produrrebbe un esborso per il bilancio dello Stato di 90 milioni di euro nel 2023, con un incremento per il prossimo anno tra i 240 e i 300 milioni di euro. Intanto, per il 2023 si assicurerebbe ad altre 10.000 lavoratrici di agganciare l’opzione donna dal momento che i numeri – senza ritocchi in corsa – segnerebbero appena 2.900 uscite rispetto alle 23.812 uscite dello scorso anno.