Basic instinct ha lasciato il segno nella storia del cinema ma anche nella vita di Sharon Stone, che ora racconta come il film le fece perdere la custodia di suo figlio.

Basic instinct, Sharon Stone rivela che il film le fece perdere la custodia del figlio: “Un abuso da parte del sistema”

Basic instinct ha segnato un’epoca, conquistando il box office al tempo della sua uscita nelle sale cinematografiche – con oltre 350 milioni di dollari, divenne il quarto maggior incasso del 1992 negli Stati Uniti – e sollevando non poche discussioni che videro coinvolti tanto i detrattori quanto i sostenitori del film diretto da Paul Verhoeven.

Il trailer di Basic instinct.

Basic instinct rappresentò anche l’esplosione della carriera da grande diva di Hollywood per la sua protagonista, Sharon Stone che, però, ora rivela come la sua partecipazione alla pellicola arrivò a costarle la custodia di suo figlio. L’attrice lo ha raccontato nel corso di una recente intervista, nella quale ha esposto senza mezzi termini quello che lei ritiene un vero e proprio abuso da lei subito in quell’occasione, a causa della mentalità retrograda del giudice.

“È vero, persi la custodia di mio figlio. Ricordo che il giudice chiese a mio figlio, il mio piccolo bambino, se sapesse che sua madre prendesse parte a ‘sex movie’. Si tratto di un chiaro abuso da parte del sistema, che pensò di giudicare che tipo di genitore fossi dal fatto che feci quel film. Oggi è considerato normale vedere la gente che va in giro senza vestiti addosso in tv, ma aver visto all’epoca un sedicesimo di secondo di una mia possibile nudità mi fece perdere la custodia di mio figlio. Finii alla Mayo Clinic a causa di un aumento dei battiti cardiaci. Questa storia mi spezzò il cuore“.

Basic instinct e Sharon Stone, icone del cambiamento degli anni ’90

La locandina di Basic instinct con Michael Douglas e Sharon Stone.

Un dramma cero e proprio, quello raccontato dalla Stone, che più volte ha dovuto fare i conti con la misoginia di quello che lei definisce “il sistema” che la circonda. Lei stessa ha denunciato come anche Hollywood, dopo l’uscita di Basic instinct, abbia avuto nei suoi confronti un atteggiamento misogino, continuando a proporle ruoli analoghi a quello di Catherine Tramell.
Tutto questo fu la conseguenza di un film che, per la prima volta in un prodotto mainstream per il grande pubblico, mostrava il sesso in un’ottica totalmente nuova, come riconosce la stessa Stone.

“Oggi la gente va in giro col proprio pene di fuori su Netflix ma, ai vecchi tempi, quello che facemmo noi era completamente innovativo. Si trattava di un film realizzato da un grosso Studio, che mostrava sesso, nudità, omosessualità e tutta una serie di argomenti che, all’epoca, rompevano gli schemi e le regole dominanti“.

La novità introdotta da Basic instinct lo fece, ovviamente, anche andare incontro a una serie di giudizi negativi che ne criticavano l’uso spregiudicato delle scene di sesso o la violenza o, ancora, la rappresentazione della donna e degli omosessuali. A rivederlo oggi, a distanza di anni, però, il film di Verhoeven rappresentò un elemento di forte rottura rispetto all’immaginario collegato al sesso del decennio precedente, quegli anni Ottanta segnati da un feroce maschilismo e dall’avvento della piaga dell’AIDS. Soprattutto perché, a guidare il film, c’era un personaggio femminile, vero protagonista contrapposto al detective interpretato da Michael Douglas. Quest’ultimo, dall’inizio alla fine, subisce l’azione della Tramell o, al massimo, reagisce a essa, rimanendo in una posizione di assoluta passività.

Sharon Stone in Basic instinct.

E com’è la donna interpretata da Sharon Stone in Basic instinct? Catherine Tramell è una donna emancipata e acculturata – ha due lauree: una in Psicologia e un’altra in Letteratura – ed è una scrittrice di successo che, quindi, non deve dipendere economicamente da un uomo. A tutto questo si aggiunge il suo essere sessualmente disinibita. Agli uomini deboli che sudano freddo nel vederla accavallare le gambe, lei risponde con la propria sicurezza, ostentata e spregiudicata. La paura che incute negli uomini che la circondano è stata interpretata come il riflesso di quegli anni in cui era il sesso a fare paura, con la scoperta che l’AIDS non era affatto la piaga riservata esclusivamente agli omosessuali come si pensava in origine. Questo è, in parte, vero, ma Catherine Tramell – bisessuale e ‘fluida’ ante-litteram – è soprattutto un simbolo della liberazione della femminilità dalle ‘gabbie’ in cui era stata rinchiusa nel decennio precedente, ed è a causa di questi suoi tratti che la sessualità che lei rappresenta fa paura ed è pericolosa. E rivoluzionaria. Come il film, Basic instinct, che fece conoscere Sharon Stone al pubblico mondiale.

Per approfondire temi e curiosità legate al cinema, l’appuntamento è con Buio in Sala, la domenica dalle 20 alle 22 su Radio Cusano Campus.