Condanna record in Grecia per un pescatore egiziano che rischiava fino a 4760 anni di carcere con l’accusa di immigrazione clandestina. I fatti risalgono allo scorso 22 novembre quando il cittadino nordafricano è stato arrestato mentre era al timone di un peschereccio alla deriva delle coste di Creta con 476 persone a bordo. Il calcolo è quindi presto fatto se fosse stata rispettata alla lettera la legge ellenica in materia di migrazione che prevede una condanna di 10 anni per ogni persona immessa irregolarmente su territorio greco. In totale quindi una condanna pazzesca, “ridotta” dalla giustizia a 280 anni di prigione.

H. Elfallah è stato accusato di “ingresso abusivo” e “trasporto abusivo di 476 cittadini di Paesi terzi in territorio greco”, con l’aggravante di “aver messo in pericolo la vita dei passeggeri”, “agire a scopo di lucro” e “appartenenza a un’organizzazione criminale”. A bordo della nave ci stavano infatti 336 uomini e 10 donne di cui 128 ragazzi e nove ragazze. Secondo quanto riferito dalla guardia costiera, l’egiziano e suo figlio volevano ricongiungersi con un altro figlio che già vive nel Regno Unito.

La barca fatiscente era salpata dalla Libia nel novembre scorso con l’obiettivo di raggiungere le coste italiane con i 476 migranti a bordo che provenivano principalmente da Siria, Egitto, Pakistan, Sudan e Palestina. Il peschereccio aveva perso il controllo a causa del forte vento vicino alla costa dell’isola di Creta inviando un segnale di soccorso alla Guardia Costiera greca che ha portato la nave a terra e ha soccorso le persone a bordo.

Al momento dello sbarco al porto di Paleochora, cittadina a sud dell’isola, la polizia ha identificato H. Elfallah al timone e quindi lo ha immediatamente arrestato per immigrazione irregolare insieme ad altre sette persone tra cui suo figlio di quindici anni. Secondo l’ONG per i diritti umani Borderline-europe il pescatore egiziano non era responsabile del contrabbando dei migranti a bordo della nave e che non voleva assumere il timone, ma è stato costretto a farlo dalle terribili circostanze del viaggio.

Poiché le frontiere europee sono diventate sempre più militarizzate negli ultimi anni e la criminalizzazione dell’immigrazione clandestina si è acuita, i contrabbandieri ora normalmente lasciano i migranti soli verso l’altra sponda del Mediterraneo o dell’Egeo, spesso assegnando il compito di guidare le barche ai loro “clienti”.

C’è bisogno, in realtà, di più persone che si occupino della navigazione, del timone e della meccanica: è comune che, se nel gruppo ci sono persone che hanno almeno un po’ di esperienza marinara, si assumano i compiti di timone per condurre in porto l’imbarcazione. Elfallah non poteva permettersi il costo di diverse migliaia di euro per il viaggio per sé e per suo figlio e quindi per questa ragione, in cambio di un prezzo più basso, lui e suo figlio hanno accettato di fare alcune faccende, cosa molto comune sulla rotta per l’Europa. Va da sé che una barca deve essere pilotata da qualcuno, specialmente una barca di queste dimensioni” ha riferito Borderline-europe.

In sostanza il pescatore sarebbe stato semplicemente un migrante che ha preso il controllo del peschereccio per condurlo in un porto sicuro. Il gruppo di attivisti ha condannato fermamente la decisione del tribunale greco sostenendo la tesi che H. Elfallah è stato usato solo come capro espiatorio dalle autorità greche ed è stato preso nel mirino delle autorità europee che cercavano di ritenere qualcuno responsabile delle barche di migranti che raggiungevano le coste del continente, nonostante gli sforzi diffusi per fermare questi viaggi.

Coloro che contribuiscono a rendere più sicuri i viaggi dei migranti a bordo delle navi che li trasportano “vengono arrestati e trattati come criminali, vengono puniti per scoraggiare gli altri, utilizzati come capri espiatori per distogliere l’attenzione dalla responsabilità che l’Europa ha con la sua politica di frontiere chiuse, che costringe le persone a salire su queste barche e fare questi viaggi“, scrive la ONG.