Cutro trasferimento Bologna. Bloccato il trasferimento a Bologna delle salme delle vittime del naufragio di Cutro. La decisione è arrivata nel pomeriggio dopo che in mattinata il Ministero degli Interni aveva deciso di far trasferire nel capoluogo emiliano, nel cimitero musulmano, le salme delle persone scomparse a seguito del naufragio avvenuto sulle coste calabresi. Un dietrofront arrivato dopo la protesta dei parenti delle vittime che si erano trovati difronte ad una decisione che li aveva spiazzati e aveva dato il via ad un sit in difronte al Palamilone, proprio per protestare contro la decisione del ministero degli Interni di disporre il trasferimento delle salme al cimitero musulmano di Bologna. Un cambio di programma arrivato anche grazie alla mediazione della Prefettura. Il trasferimento verrà messo in atto solo a seguito del consenso delle famiglie. “Noi vogliamo i corpi delle vittime in paesi di origine in Afghanistan o dove famiglia vuole“, era la scritta apparsa sul cartello esposto da uno dei parenti dei migranti deceduti, che hanno improvvisato il sit-in dopo aver appreso l’intenzione di trasferire le bare. “Hanno cercato di portare via bare senza dire niente prima”, dice un altro afgano disteso sulla strada.
Cutro, il trasferimento a Bologna potrà avvenire solo dopo il consenso delle famiglie.
A Bologna è previsto che vadano entro oggi e con il consenso delle famiglie, 14 salme per le quali il Comune di Cutro ha già rilasciato i certificati necessari. Altre 10 dovrebbero partire domani. Poi ci sono le 17 salme delle vittime per le quali le famiglie hanno chiesto che vengano trasferite in Afghanistan e che, quindi, in attesa di essere riportate in patria, resteranno a Crotone fino a che non saranno superati i problemi burocratici. Si dovrebbe concludere così la vicenda che questa mattina aveva creato un po’ di scompiglio tra i parenti delle vittime che erano venute a sapere che le bare con i loro cari sarebbero state spostate a Bologna senza aver ricevuto alcuna informazione in fase decisionale. Cosa che aveva immediatamente fatto scattare il sit in davanti al Palamilone proprio per protestare contro la decisione del ministero degli Interni che aveva parlato inizialmente, di un trasferimento delle salme al cimitero musulmano di Bologna che sarebbe avvenuto entro le successive 24 ore. Una scelta che ha colto di sorpresa le famiglie, che hanno chiesto di attendere qualche giorno per avere la possibilità di avviare le pratiche per il trasferimento nei Paesi di origine. A quel punto, il comune di Crotone, ha raccolto le loro istanze e aveva già deliberato delle somme per i costi del trasferimento prelevandole dal Fondo migranti che poi sarebbe stato rimborsato dal Ministero. Successivamente il Viminale aveva fatto sapere che i trasferimenti delle salme “sarebbero state soluzioni provvisorie e non definitive”, prese “per dare immediata dignità alle salme”. Era già emersa la volontà dei parenti di riportare le salme in Afghanistan, ma l’operazione non era apparsa subito semplice. E proprio in considerazione di questo fatto era stato confermato che non fosse facile “procedere nell’immediato al rimpatrio in Afghanistan“. In ogni caso, il ministero degli Interni ha assicurato che “si procederà sulla base delle richieste di ogni nucleo familiare con la soluzione definitiva. Qualora sia richiesto il rimpatrio della salma, lo Stato italiano si farà carico di tutti gli oneri“. Un riferimento, quello alle spese per riportare le salme nei paesi di origine, che non è casuale. In mattinata, infatti, Rete 26 febbraio (che include quasi 300 associazioni) avrebbe denunciato che l’Italia inizialmente aveva decisi di non pagare per i rimpatri: “Oggi lo stato italiano ha comunicato, alle famiglie in attesa da 10 giorni, che i corpi dei loro congiunti non potranno essere espatriati. Non a spese dello stato” si legge in un post su Facebook.