Proseguono gli strascichi e le polemiche legate alla strage di migranti avvenuta a Steccato di Cutro, sulla costa ionica crotonese. L’ultima discordia arriva dalla decisione del Ministero dell’Interno di trasferire nella giornata odierna al cimitero musulmano di Bologna le salme delle vittime.
Una notizia che lascia basiti i parenti delle vittime ma anche le amministrazioni comunali locali, e che ha provocato un sit-in di protesta all’esterno del Palamilone di Crotone, il luogo dove hanno riposato le bare bianche di chi non ce l’ha fatta.
La richiesta dei familiari è esplicita: attendere che le pratiche per il trasferimento dei corpi nei Paesi di origine siano completate. Operazione avallata anche dal comune di Crotone, che si era fatto carico dell’onere istituzionale ed economico attingendo alle risorse del Fondo Migranti (Fami), nei giorni scorsi e in attesa del semaforo verde.
Strage di migranti a Cutro, le ultime notizie sulle indagini
Semaforo che invece diventa di colpo rosso, senza passare dal giallo, per delibera del Viminale. Intanto le notizie hanno accertato la cattura del quarto scafista a Graz, in Austria, insieme al decesso del quinto trafficante: su quest’ultimo è stato decisivo il lavoro degli investigatori della Polizia e dei militari della Sezione operativa Navale di Crotone della Guardia di finanza. Si tratta di un 30enne di nazionalità turca, identificato e riconosciuto grazie alle dichiarazioni dei superstiti.
Nel frattempo l’indagine prosegue e il passo successivo consisterà nel sottoporre a interrogatorio i sopravvissuti attualmente ricoverati all’ospedale di Crotone. Storie di chi ce l’ha fatta e ha visto morire davanti ai propri occhi persone alla disperata ricerca di un futuro più radioso. Testimonianze che promettono di chiarire gli ultimi punti oscuri sugli istanti che precedettero il disastro. Gli avvocati che assistono i familiari delle vittime studiano una richiesta di archiviazione del 2020 in merito a un procedimento per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. In particolare, si presta particolare attenzione allo “stato di necessità”, tale da giustificare un’operazione di salvataggio: secondo la delibera, esso sussisterebbe dal momento della partenza.
La lettera del capo della Guardia Costiera
Pubblicata nelle ultime ore la missiva firmata dal comandante della Guardia Costiera, Nicola Carlone, e inviata alle varie delegazioni del Corpo. Un messaggio forte e necessario dopo che la Marina si è vista attribuire da una parte dell’opinione pubblica la responsabilità di non aver compiuto adeguatamente il proprio dovere istituzionale.
La Guardia Costiera italiana non si è mai sottratta né mai si sottrarrà al soccorso in mare
A sostegno di tale nitida affermazione concorrono “le nostre azioni quotidiane date da 158 anni di storia e le circa 60 mila persone salvate solo lo scorso anno”. Risultati “che rendono il senso di un impegno, il vostro, che va ben oltre l’ordinario“.
Chiaramente, il dolore per la tragedia è incommensurabile e collettivo, ma non può far venir meno il dovere di recuperare i corpi delle vittime. Come dunque andare avanti? “Continuando a lavorare con professionalità e determinazione, e fare ciò che ha reso il Paese orgoglioso di voi”, mentre per se stesso il comandante Carlone avrà “l’onore di valorizzare, proteggere e rafforzare l’identità della Guardia costiera italiana”