Ci sono posti nel mondo dove nascere donna è una condanna, l’Iran è uno di questi. Sono passati sei mesi dalla morte di Mahsa Amini, un caso capace di portare in piazza migliaia di persone contro un regime teocratico ostile all’inclusione delle donne nella società iraniana.

Donne iraniane, l’intervista a Shaled Sholed

Shahed Sholeh, attivista dell’Addi (Associazione donne democratiche iraniane) in Abruzzo ha raccontato oggi a TAG24.it come proseguono le proteste e su quali diritti ci si batte ancora in Iran.

Secondo il Women Peace and Security Index l’Iran risulta al 166° posto, è dunque considerato uno dei posti peggiori dove nascere donna: quali sono le condizioni attuali delle donne in Iran?

Essere una donna in Iran significa vederti impedita qualsiasi cosa che vorresti fare. Il regime impedisce alle donne di imparare e crescere anche se le donne combattono e hanno un elevato grado di studio e sono interessate alla loro crescita personale. Sebbene le donne iraniane lottino da sempre ci sono ostacoli importanti da superare.

Limitando l’ingresso delle donne nella società l’Iran perde molto dal punto di vista del capitale umano e del Pil: le donne hanno accesso ad una regolare istruzione?

Esistono leggi che impediscono alle donne di poter fare determinate cose ma contemporaneamente c’è chi combatte contro queste regole. Posso fare un esempio nel nell’ambito di medicina, ci sono tantissime facoltà che chiudono alle donne. Le donne conoscendo questi ostacoli provano a crescere in altri ambiti. Tutto questo è sempre frutto della politica misogina del regime che ogni giorno fa propaganda nella società dicendo che le donne devono restare a casa ad accudire il marito e i figli.

Ci sono possibilità di riforme o aperture dal regime per continuare ad esistere?

Per noi no. Con questo regime niente può cambiare: non esiste nessuna riforma e nessun cambiamento, perché non è nel loro carattere ed anche se concederanno delle piccole libertà cadranno ugualmente. Il popolo vuole un nuovo Iran democratico e le donne vogliono scrivere la loro carta istituzionale per quello che valgono.

Ad inizio anno si è parlato di abolizione della polizia morale: questo ente è stato abolito realmente o è ancora operativo?

Non è cambiato niente se non il nome: il potere economico e il potere repressivo del regime è nelle mani della Guardia rivoluzionaria- che noi chiamiamo i Pasdaran.  Nella rivolta che va avanti ormai da sei mesi chiediamo alla comunità internazionale un aumento della pressione su questo organo repressivo il suo inserimento all’interno di una lista terroristica così si potranno prevenire anche abusi ed aiutare il popolo iraniano nella realizzazione di un Iran libero e democratico.

Quali sono i diritti che avete portato di più nelle piazze iraniane?

Sembra che questa rivolta sia iniziata per la mancanza di diritto nella scelta se indossare o meno il velo ma questa è la cosa meno dolorosa di tutte. In Iran i vertici del regime danno potere a uomini che pensano di poter gestire la società praticando repressione sulle donne che per qualsiasi cosa che fanno devono chiedere loro il permesso.  Se una donna non ha un uomo è condannata a non poter fare nulla. Esistono tuttavia delle famiglie maggiormente istruite che magari rispettano queste regole.

L’Iran è un Paese mediamente giovane: questo lascia sperare in un futuro diverso da quanto imposto dall’attuale regime?

L’età media della popolazione in Iran è 27 anni e per questo motivo noi viviamo in prima fila da sei mesi questa rivolta. Dal 16 settembre fino a oggi donne e uomini giovanissimi dall’età scolare fino agli universitari stanno combattendo contro questo regime i cui vertici, invece, sono molto avanti con l’età-noi li chiamiamo dinosauri-e stanno portando il nostro Paese in rovina da tutti i punti di vista.

Non solo Iran ma anche Afghanistan: esistono reti che connettono le donne iraniane con quelle afgane nella lotta alle teocrazie?

Sicuramente le lotte delle donne in tutto il mondo e specialmente nel Medioriente sono molto collegate. Quando le donne iraniane riusciranno ad arrivare al loro obiettivo, cioè il rovesciamento del regime e il raggiungimento di un’Iran democratico e libero, saranno un esempio per tutte le popolazioni del Medioriente incluse anche le coraggiose donne afgane.