Stava organizzando il suo prossimo trasferimento a Ibiza, dove avrebbe voluto aprire un locale con il futuro marito, con cui lavorava già nell’ambito della ristorazione romagnola, cambiando completamente vita. Invece i sogni di Eleonora Gambuti, 36enne originaria di Rimini, si sono spezzati, per un caso di presunta malasanità che coinvolgerebbe anche l’Ausl. A raccontare la vicenda della donna, morta dopo essere stata ricoverata, a causa di un’errata diagnosi, è il Corriere della Romagna. Non è il primo caso del genere: in Toscana una vicenda simile ha coinvolto la famiglia di Andrei Claudiu Tiseanu, il 14enne morto dopo essere stato colpito da un malore a causa di una serie di ritardi e omissioni da parte della struttura ospedaliera che l’aveva preso in cura, l’Asl Toscana Sud Est.
Donna morta per setticemia Rimini: Ausl denunciata dalla famiglia della vittima
I fatti risalgono al 2020. Erano giorni di zone rosse e di lockdown dovuti alla prima ondata di Covid quando la 36enne, dopo essersi rivolta alla guardia medica, era stata ricoverata per una sospetta infezione. In ospedale, però, il suo cuore aveva smesso di battere, una quindicina di giorni dopo, senza che nessuno dei suoi cari potesse farle visita. Una tragedia che si sarebbe potuta evitare, se i medici di turno non avessero sbagliato la diagnosi. La donna, di nome Elisabetta Gambuti, originaria di San Giovanni di Marignano, in provincia di Rimini, sarebbe infatti morta per un’altra causa, “una setticemia non individuata dopo una prima visita e una serie di consulti a distanza”. È quanto si legge nell’atto di citazione con cui la sua famiglia ha sporto ora denuncia nei confronti dell’Ausl coinvolta. Secondo quanto si apprende, gli avvocati dello studio legale che sostiene l’accusa avrebbero già presentato, nei confronti dell’azienda ospedaliera, una richiesta di risarcimento danni, intraprendendo invano la via della mediazione prima di arrivare in aula per il procedimento civile, che prenderà ufficialmente il via il prossimo 28 marzo.
Asl Toscana Sud Est condannata al risarcimento di 390mila euro per la morte di un 14enne
Solo pochi giorni fa, è stata resa nota la decisione dei giudici del tribunale di Arezzo di condannare l’Asl Toscana Sud Est al risarcimento di 390mila euro nei confronti della famiglia di Andrei Claudiu Tiseanu, il 14enne colpito da un malore mentre stava andando a scuola, ricoverato e poi morto a causa di una serie di errori commessi dall’azienda ospedaliera. In particolare, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i soccorritori avrebbero sottovaluto le condizioni di salute del liceale, rimandando il suo mancamento a un “banale calo di zuccheri” anziché alla causa reale, un’emoraggia per dissecazione dell’aorta. Se il suo caso non fosse stato classificato come “codice giallo”, il percorso di emergenza sarebbe stato più veloce e Andrei, forse, avrebbe potuto salvarsi. Invece, dopo il suo arrivo, sarebbe stato sottoposto al triage medico con estrema lentezza, ricevendo la diagnosi a più di quattro ore dal ricovero. A questo punto, nonostante il trasferimento d’urgenza dal San Donato di Arezzo al Carreggi di Firenze, sarebbe deceduto, rendendo vano anche l’intervento chirurgico tentato in extremis dai medici. Dopo una causa lunga e piena di cavilli giuridici, la sua famiglia è riuscita ad ottenere, alla fine, la giustizia che meritava. Ma non potrà più riavere indietro il ragazzo. “A me e mia moglie dei soldi non importa niente – ha dichiarato dopo la sentenza il padre di Andrei, Edmond, al Corriere della Sera -, mi interessa solo che sia stata fatta giustizia” “Andrei – ha proseguito – era un piccolo genio in matematica e aveva voti brillanti, un bravissimo ragazzo che amava il taekwondo”. La sua vita è stata spezzata troppo presto per un caso di malasanità: non l’unico dello stesso tipo, purtroppo, in Italia.