Ultimi aggiornamenti dalla guerra in Ucraina, dove si è giunti al giorno 378 del conflitto. “Strada aperta” per le truppe russe nella conquista dell’Ucraina orientale qualora Mosca prendesse il controllo definitivo di Bakhmut: è quanto ipotizzato dal presidente Volodymyr Zelensky, che in un’intervista alla Cnn difende la sua volontà di mantenere la resistenza nella città assediata.
Per noi è una questione tattica: dopo Bakhmut potrebbero andare a Kramatorsk, a Sloviansk, sarebbe una strada aperta in direzione di Donetsk. La Russia ha bisogno almeno di una vittoria, una piccola vittoria, anche rovinando tutto a Bakhmut, uccidendo ogni civile: se riuscisse a mettere la propria bandierina in cima a Bakhmut, aiuterebbe a mobilitare la società per creare l’idea di essere un esercito così potente.
Guerra in Ucraina, l’assedio di Bakhmut sarebbe costato ai russi tra i 20mila e i 30mila uomini
Secondo il fondatore del gruppo mercenario della Wagner, Evgeny Prigozhin, la parte orientale della città ucraina di Bakhmut è ormai caduta sotto il controllo delle forze russe. “Tutto a est del fiume Bakhmutka” è controllato dalla Wagner, stando a quanto affermato da Prigozhin sul suo canale Telegram.
Allo stato attuale, però, ogni tentativo di conquistare totalmente la città dell’oblast di Donetsk è stato vano: l’assedio di Bakhmut è costato ai russi tra i 20mila e i 30mila uomini, secondo un briefing tra funzionari occidentali citato dal Guardian. “Significativamente minori”, secondo le stesse fonti, le perdite ucraine, ancora da quantificare.
Esplosioni Nord Stream, la Russia spinge con l’Onu per un’indagine internazionale
Nel frattempo, la Russia spinge per un’indagine internazionale da parte del Consiglio di Sicurezza Onu in relazione al sabotaggio del gasdotto Nord Stream 1 e 2 avvenuto lo scorso settembre. La mozione arriva dopo la pubblicazione, da parte del New York Times, di un articolo contenente nuove informazioni che suggerirebbero la responsabilità di un gruppo filo-ucraino nell’azione.
I sabotaggi ai danni dei gasdotti, che non erano in servizio, avevano provocato due falle nel tratto danese e due in quello svedese, tutte in acque internazionali. All’epoca dell’attacco, Mosca rivolse le proprie accuse ai Paesi “anglosassoni”, tacciati di voler minare la dipendenza europea dal gas russo.
Ma l’Ucraina non ci sta e si difende attraverso le parole di Oleksii Reznikov, Ministro della Difesa ucraino, che ha assicurato che Kiev “non c’entra nulla” e che quando si concluderanno le indagini “si vedrà che l’Ucraina non ha nulla a che fare con tutto ciò”.