Aziende italiane e donne, un argomento molto dibattuto in questi ultimi anni, da quando si è iniziato finalmente a togliere il velo da avanti gli occhi e si è così cominciato ad interrogarci su quanto ancora ci sia da fare in merito alla parità di diritti tra uomini e donne. Basti pensare che ancora nel 2023 ci sono tantissime donne che per forza di cose sono costrette a stare in casa senza lavorare, rinunciando così alla carriera a favore della famiglia: perché accade questo? perché è l’uomo che continua a lavorare? Semplice, per la maggior parte dei casi lo stipendio degli uomini è sempre un po’ più alto rispetto a quello delle donne e così viene a galla anche un altro problema taciuto per troppi anni, ovvero quello della violenza domestica ed economica, avendo infatti l’uomo in mano il portafoglio e il budget familiare purtroppo accade spesso che, il violento e il narcisista, facciano sì di avere il comando sulla propria donna anche in ambito economico, costringendo quest’ultima a rimanere in casa ed accettare anche le violenze perché altro non può fare se non sottostare anche in molti casi alle percosse del proprio marito, non avendo una propria indipendenza economica. Anche a livello manageriale, l’Italia è ancora molto indietro rispetto a molti Paesi dell’Europa. Avete mai provato a far caso a quante donne ci siano ai vertici delle vostre aziende? La risposta è desolante: ancora troppo poche. Si stima infatti che in Italia solo una donna su tre ricopra ruoli dirigenziali nei posti di lavoro.

L’analisi di Cerved

Aziende italiane e donne, il grande paradosso nostrano se si pensa che è ancora la donna ad avere il grande carico mentale sulle spalle in relazione alla famiglia, ai figli ma anche al proprio lavoro. Ebbene sì, sul posto di lavoro così come nella vita nessuno fa sconti alle donne e purtroppo anche “in ufficio” le donne sono molto spesso oberate di compiti da fare in maniera maggiore rispetto ai colleghi uomini, ricoprendo però ruoli sempre più marginali nelle aziende. Secondo l’ultima analisi di Cerved, società che fornisce report e studi di settore ad aziende e istituti finanziari, soltanto una donna su dieci ricopre ruoli rilevanti all’interno delle aziende; i dati sono ancora sconfortanti per l’universo femminile: in Italia infatti le donne ricoprono i ruoli di amministratrice, amministratrice unica, amministratrice delegata solo nel 26% dei casi, un dato analogo anche per quanto riguarda le presidenti e le vicepresidenti, che sono rispettivamente il 20% e il 28%. Nei Consigli di Amministrazione, i così detti Cda, il quadro è pressoché lo stesso: le consigliere, contate in 300mila società di capitale su base nazionale, sono il 27%, dato comunque inferiore a quello delle società quotate e delle controllate pubbliche, per le quali è in vigore dal 2011 la legge Golfo-Mosca, che riserva al genere meno rappresentato il 40% delle poltrone in consigli e collegi sindacali. La strada da fare per la parità di genere è ancora molto lunga e dissestata da percorrere, si stima infatti che una donna riuscirà ad essere considerata al pari di un uomo solamente fra 300 anni, come ci tiene a far sapere Guterres, segretario generale dell’Onu.