Il requisito contributivo a 35 anni per la pensione ha creato non pochi problemi al Governo Meloni, tanto che nella misura Quota 103 hanno riformulato i requisiti previdenziali portandoli a 62 anni di età con 41 anni di contributi. La bilancia previdenziale non sembra trovare pace, se diminuisce il valore anagrafico aumenta quello contributivo e viceversa.

Insomma, aumentando e diminuendo i giri pensionistici la giostra della pensione sembra non fermarsi mai. Eppure, esistono delle vie d’uscita che prevedono un‘anzianità contributiva almeno di 35 anni. Vediamo insieme quali sono, ma sopratutto, come accedere alla pensione con un requisito contributivo ridotto nel 2023.

Pensione con 35 anni di contributi nel 2023, ecco come

Nel 2023 è possibile ritirarsi dal lavoro con 35 anni di contribuiti, non si tratta solo della misura Opzione donna, ma di altre possibilità legate a un ridotto montante contributivo, rispetto all’anzianità contributiva di 41 anni prevista per Quota 41.

L’Idea del governo Meloni per la donna lavoratrice che si occupa della gestione della casa, lavoro e famiglia è stata “anormale”, a fronte di condizioni già particolarmente rigide, ha previsto altri paletti rendono l’unica uscita anticipata per le donne una corsa agli ostacoli.

C’è anche il tema della scadenza di accesso al trattamento pensionistico anticipato e riguarda il perfezionamento dei requisiti maturati entro il 31 dicembre 2022. Che sia stato, insomma, un modo per rendere più difficile l’accesso al trattamento si era capito sin da subito.

Nel merito, ricordiamo che i requisiti sono stati confermati dall’Ente nazionale di previdenza sociale nella circolare numero 25 del 06-03-2023, che recita:

Nuovi requisiti e condizioni di accesso, con particolare riferimento alle lavoratrici che assistono una persona con handicap grave e alle lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale”. 

Fortunatamente, questo non è l’unico trattamento che prevede una contribuzione di 35 anni, ma ad esempio anche l‘anticipo pensionistico Ape sociale, tollera la presenza di un montante contributivo a partire da 30, 32 e 36 anni in ragione dell’attività lavorativa di riferimento.

Quale pensione mi spetta con 35 anni di contributi?

Per qualcuno che ha perso lo scivolo lavoratori usuranti previsto nel 2022, emerge la questione dei requisiti perfezionati e l’assenza delle risorse disponibili. Infatti, nel 2023 mancano ancora i fondi a supporto delle pensioni usuranti.

Si tratta di un condizione legata al trattamento previdenziale usuranti che pone nella condizione di pazientare e attendere il sovvenzionamento di Stato per andare in pensione.

Vediamo insieme come funzione la pensione usuranti e quali requisti deve perfezionare il lavoratore per aggiudicarsi l’erogazione del trattamento economico.

Quando si va in pensione con lavoro usurante?

La norma prevede l’accesso alla pensione anticipata con la figura agevolata dei requisiti in favore dei lavoratori pubblici o privati impiegati nell’attività lavorative particolarmente faticose e pesanti, definite usuranti.

L’Ente nazionale di previdenza sociale, spiega che rientrano nella categoria dei lavoratori usuranti, coloro che sono impieganti nella “linea catena” o trasporto mezzi pubblici e lavori notturni a turni.

A queste categorie di lavoratori, si associano i palombari, impiegati nel vetro cavo, miniere, cave e così via. Per quest’ultime categorie di lavoratori viene attivata la Quota 97,6. Per i lavoratori notturni a turni che vantano almeno 78 giornate annue di lavoro, la quota oscilla da 98,6 a 99,6.

In questo quadro, non viene rilasciata la pensione solo con la quota contributiva, ma occorre perfezionare anche il requisito anagrafico.

In sostanza, si tratta della somma degli elementi necessari per completare la quota. Oltretutto, vengono prese in esame le frazioni dell’anno. Per questo, i lavoratori usuranti possono avvalersi di un’uscita a 61 anni e 7 mesi con almeno 35 anni di contributi effettivi.

Il vantaggio contributivo dell’Anticipo pensionistico Ape sociale

La maggior parte delle persone non conosce l’anticipo pensionistico Ape sociale, ne tantomeno dell’esistenza di un vantaggio contributivo.

Utilizzare questa tipologia di indennità garantita dallo Stato italiano, significa ritirarsi in pensione a 63 anni a fronte di un montante contributivo di 30, 32 e 36 anni di contribuzione. Ragion per cui, da questo punto di vista, sembra allettante, infatti in alcuni casi non si raggiungono neanche i 35 anni di contribuzione.

Oltretutto, le madri lavoratrici ottengono una riduzione contributiva massima di due anni, ovvero un anno per ogni figlio.  

Premesso che ad oggi la misura è accessibile dai disoccupati, invalidi, caregivers e lavoratori gravosi.

Per maggiori informazioni sull’anticipo pensionistico Ape sociale 2023 rinviamo al nostro articolo, presente in questa pagina.