8 marzo. “Dobbiamo pensare a tutta la situazione nel proprio complesso e non solo gioire – giustamente – per chi arriva. Perché chi arriva è ancora un’eccezione. È vero che non vedono arrivare molte donne in posizioni apicali però tante donne del nostro Paese, magari anche molto più istruite e degli uomini e con tantissime capacità, non arrivano proprio, perché non ce la fanno”, così la professoressa Marilisa D’Amico, ordinaria Diritto costituzionale Università Statale di Milano e e co-fondatrice di Vox-Osservatorio italiano sui Diritti, intervenuta al Tg Plus di Cusano Italia Tv condotto da Aurora Vena.
Meloni: “L’8 marzo sia un giorno di orgoglio, non di rivendicazioni”
Giorgia Meloni intervenendo alla presentazione del nuovo allestimento della Sala delle Donne alla Camera, dove è stata aggiunta la sua foto, ha usato la stessa citazione adottata da Elly Schlein quando è stata eletta nuova segretaria del Partito Democratico. “Non ci hanno visto arrivare”.
“È un momento in cui in Italia abbiamo un fatto nuovo – spiega la costituzionalista. Abbiamo per la prima volta una donna presidente del Consiglio, per la prima volta una donna segretaria del maggior partito di opposizione e sicuramente in molti non scommettevano su queste donne. Bisogna sottolineare non solo i progressi ma le conquiste femminili come leadership. È di pochi giorni fa la nomina della prima presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano. Però in Italia la situazione è molto più complessa. Ci sono un sacco di progressi per ci sono anche tante donne che non ce la fanno proprio. Le donne che stanno all’apice delle nostre istituzioni sono fondamentali per noi. Però bisogna cominciare dallo stato sociale e anche dagli aspetti culturali. Serve rafforzare gli studi di genere, sui diritti delle donne e in generale sulle discriminazioni. Partire dalla cultura è l’aspetto fondamentale per poi cambiare una società”.
L’uguaglianza tra uomo e donna è una delle sfide poste dal Pnrr, che ha destinato oltre 3 miliardi di euro a interventi mirati alla rottura del famigerato ‘soffitto di cristallo’.
“In Italia ci sono due problemi – spiega la professoressa D’Amico. Uno di strutture di welfare per la famiglia quando i bambini sono troppo piccoli. Uno stato come la Francia, vicinissimo a noi, 30 anni fa ha iniziato a fare politica degli asili nido in maniera massiccia, con strutture che utilizzano tutti i cittadini. Non solamente pochi privilegiati e in zone del Paese, come noi al Nord abbiamo più asili nido ma al Sud praticamente non ne abbiamo. La Francia ha consentito sia il fatto di avere dei figli che la possibilità per le donne di continuare a lavorare in maniera assolutamente paritaria. Ci sono politiche di questo tipo e sono politiche sociali. Poi però c’è un forte problema di condizionamento culturale. In Italia, ancora oggi purtroppo, la donna che ha dei figli, che vuole condividere in maniera paritaria con l’uomo o non rinuncia al proprio lavoro, è vista come una madre di serie B. Questo tema su di noi pesa molto di più rispetto a tanti altri aspetti. Molte donne si laureano, entrano in importanti studi professionali e poi di colpo smettono. Dopo il primo figlio decidono di fare le mamme. Queste sono energie sprecate del nostro Paese e su questo dobbiamo veramente incidere”.
Secondo l’Inapp (L’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche), dopo la nascita di un figlio quasi 1 donna su 5 (18%) non lavora più e solo il 43,6% permane nell’occupazione.
“Anna Kuliscioff, alla fine dell’Ottocento, ha scritto un bellissimo saggio sul monopolio dell’uomo e affermava che per emanciparsi bisognava che le donne avessero la possibilità di lavorare e di essere istruite. Istruzione e lavoro sono ancora oggi il punto cardine. In Italia statisticamente le studentesse si laureano in modo paritario, spesso meglio degli uomini, ma a 5 anni dalla laurea incomincia la forbice che drammaticamente si divarica quando queste donne decidono di avere 1-2 figli. Questo non è giusto e richiede un lavoro molto lungo. Non bisogna pensare che basti una legge come, ad esempio, il congedo parentale. È una legge importante ma non basta che il padre stia una settimana o due al momento della nascita del figlio. È un salto in avanti nella nostra cultura ma non basta. Non si può neanche penalizzare una coppia che ha dei figli perché non ci sono degli asili pubblici sotto casa. Sono tutti temi cruciali che nessun governo, né di destra né di sinistra, ha affrontato in modo serio, statistiche alla mano. E poi ci si chiede perché le coppie italiane non hanno nessuna voglia di avere figli, ha aggiunto D’Amico”.