Destra e sinistra hanno oggi i volti di due donne, per la prima volta nella storia della politica italiana. Due approcci distinti, talvolta distanti. Eppure, il coro ha riportato in auge la questione del politicamente corretto, di quel politically correct che negli Stati Uniti era nato come espressione per tutelare le minoranze. Come le donne in politica.
Meloni e Schlein, donne unite nella citazione
Eppure entrambe prendono spunto dagli americani o meglio, da un’americana, Lisa Levenstein e dal suo libro, “They didn’t see us coming” (“Non ci hanno visto arrivare“, ndr), che le due leader hanno citato. Un libro scritto dalla Levenstein, direttrice del programma di studi sulle donne, il genere e la sessualità, nonché professore associato di storia all’UNC Greensboro, in North Carolina. In una intervista all’Ansa, la docente ha puntato l’attenzione sul rischio di una donna leader che non sia però femminista:
C’è una lunga storia di donne conservatrici, che hanno guadagnato il potere grazie anche agli sforzi delle femministe per aprire il sistema politico ed economico alle donne ma che rifiutano la maggior parte delle posizioni femministe e istituiscono politiche di destra che sono dannose per le donne. Il solo fatto di avere una donna al potere non è necessariamente una vittoria per le donne.
“They didn’t see us coming”: quando la frase è stata usata
La stessa citazione, ma usata in situazioni distinte, anche qui quasi a rimarcare la distanza fra due donne come Giorgia Meloni ed Elly Schlein. La sera del 26 febbraio scorso, quando la neo segretaria del PD aveva appena conquistato la carica, aveva sottolineato come “ancora una volta non ci hanno visto arrivare”. Pochi giorni dopo, il 7 marzo, all’inaugurazione del nuovo allestimento della Sala delle Donne alla Camera dei Deputati,la presidente del Consiglio ha ribadito come “spesso non ti vedono arrivare”. Insomma, le donne ci sono, ci sono sempre state e ci saranno sempre, pronte a dimostrare il loro valore ed elidere così definitivamente quel presunto gap fra uomo e donna. Si vedono eccome invece le differenze sul tema delle agende, delle dichiarazioni, delle posture. Politica navigata una, attivista outsider l’altra. Eppure, entrambe sono riunite anche in un termine, stavolta utilizzato solo dalla premier, poco dopo la sua nomina. Underdog. Altro anglicismo che stavolta contraddistingue i candidati svantaggiati, considerati in partenza perdenti. Ma che taglia per prima il traguardo. Historia magistra vitae dicevano i latini: la speranza è che l’Italia impari, grazie a Giorgia Meloni e ad Elly Schlein a non sottovalutare più le donne.