In Francia è già stato ribattezzato come “lo sciopero più significativo contro la riforma sulle pensioni” voluta dal presidente Emmanuel Macron. Complessivamente si tratta del sesto giorno di tumulti e manifestazioni in tutto il Paese, con Parigi che si conferma epicentro della protesta da parte dei sindacati.
Grandissimi disagi (in virtù dell’ampia adesione) nel trasporto pubblico metropolitano e ferroviario, nonché aereo, della capitale. Ma anche il settore logistico, per quanto concerne in particolare lo stock di carburante, e quello scolastico hanno premuto il tasto pausa scendendo in piazza al fianco di altri colleghi lavoratori.
Ricordiamo che di base la riforma intende alzare l’età pensionabile da 62 a 64 anni. Oggi la Francia è una delle nazioni al mondo con l’età pensionabile più bassa.
Riforma delle pensioni in Francia, si va verso la resa dei conti
Non si conoscono esattamente le cifre, anche se la stima grossolana è di 1,5 milioni di persone che hanno accolto il grido d’allarme. I sindacati hanno invitato la Francia a bloccare l’intero sistema per far sentire il clamore del dissenso popolare contro la riforma delle pensioni. 300 le manifestazioni in tutto il Paese, con occhi puntati anche a Lione e Marsiglia.
Il sentimento nazionalpopolare transalpino torna dunque a farsi sentire a due mesi di distanza dall’ultima discesa in piazza. Probabilmente, la cittadinanza ha capito che il presidente Macron intende accelerare l’iter parlamentare, con le tempistiche sull’approvazione che potrebbero arrivare già a fine marzo, magari ricorrendo ai poteri speciali di cui gode quale capo dell’Eliseo. Al contempo, i sindacati minacciano di paralizzare la Francia con scioperi a oltranza in quasi tutto il tessuto economico nazionale.
Le principali sigle sindacali francesi hanno finora agito con rara unità, ma i prossimi giorni e le prossime settimane saranno un banco di prova cruciale rispetto alla compattezza finora mostrata. I leader si riuniranno in serata per decidere le prossime mosse. La CFDT, il più grande sindacato francese (di natura democratica) potrebbe essere il primo a sfilarsi. Tuttavia, i nuclei dei settori legati ai trasporti e all’energia si collocano invece sul fronte negazionista.