Riccardo Cucchi su Rino Icardi. In queste ore è venuto a mancare uno dei più grandi giornalisti di vecchio stampo nonché colui il quale ha mantenuto a battesimo sin dai primi anni 60 insieme ad altri grandi suoi colleghi, Ameri, Ciotti, Provenzali e Bortoluzzi il programma “Tutto il calcio minuto per minuto”, che per decenni ha catturato l’attenzione di milioni calciofili e non solo.
La sua carriera non è legata solo al mondo dello Sport, oltre a raccontare di ippica alla radio, seguì anche nell’ottobre del 1978 per la Rai l’elezione di Papa Giovanni Paolo II e il 2 agosto del 1980 fu il primo giornalista in assoluto a dare la notizia della Strage della stazione di Bologna. Insomma un professionista esemplare a tutto tondo.
Un altro grande giornalista, che ha dato un grosso contributo al giornalismo italiano sportivo e continua a darlo ancora raccontando le gesta di chi nello sport ha fatto e sta facendo la storia è Riccardo Cucchi, uno di quelli che è cresciuto sotto la guida di Rino Icardi.
Si è dimostrato sin da subito disponibile e con la gentilezza che lo contraddistingue mi ha concesso alcune domande proprio su Rino Icardi. Mai banale Riccardo Cucchi, anzi è stato sin troppo facile restare in silenzio ad ascoltarlo seppur per pochi minuti anche mentre raccontava del collega scomparso.
Attraverso le sue parole, belle, scorrevoli mi ha rappresentato Rino Icardi come forse nessuno sa fare meglio di lui. Io non ho mai conosciuto Rino Icardi, ma grazie a Riccardo Cucchi e al ritratto che ne ha fatto è come se lo avessi conosciuto.
Riccardo Cucchi su Rino Icardi: l’intervista
Sig. Cucchi cosa ha rappresentato per lei Rino Icardi?
“Come ascoltatore ha rappresentato un punto di riferimento naturalmente lo sentivo alla radio prima ancora di cominciare, quindi puoi immaginare quando è stato per me emozionante entrare i contatto con lui. E’ stato un formatore, è stato un maestro, è stato il primo insieme a tanti altri ma lui in particolare ad indirizzarmi verso questo lavoro, a farmi capire le difficoltà con l’esempio, con l’attenzione, è stato un maestro autentico.
Spesso si dice dei più grandi “sono stati mestri” a volte si dice anche senza tener conto della realtà dei fatti, nel caso di Rino si puo dire veramente senza timore di essere smentiti che è stato un maestro. E’ stato un maestro per me naturalmente, ma ha formato decine di radiocronisti e successivamente anche decine di telecronisti, aveva una grande passione per il lavoro, una grande passione per i giovani ed era capace di muovere le corde giuste con chi era fortunato ad incontrarlo nel suo percorso”.
Cosa lascia al giornalismo sportivo italiano?
“Un eredità straordinaria che probabilemte in qualche momento rischia di perdersi: l‘uso della parola, la parola, lui aveva una grande capacità di scelta nelle parole, emozionava usando e scegliendo le parole giuste non aveva bisogno di alzare il tono della voce neanche quando raccontava lo sport che preferiva, quello che ha amato più di tutti l’ippica.
Lui era un grande appassionaro di cavalli e anche alla radio quando irrompeva in “Tutto il calcio minuto per minuto” per raccontare l’arrivo, allora l’ippica era molto diffusa e molto amata dagli italiani i suoi concorsi, non aveva mai bisogno di alzare la voce naturalmente serrava i ritmi ma aveva la capacità di emozionarti senza bisogno di urlare scegliendo le parole giuste portandoti insieme a lui nei momenti più emozionanti di ciò che stava raccontando e soprattutto cercando di suscitare sentimento ecco sentimento qualcosa che purtroppo nel tempo rischia di perdersi”.
Me lo descrive attraverso tre qualità?
“La simpatia, la voce straordinaria, calda e pastosa. Il sorriso, sorrideva spesso.”
Cosa si porta dietro delle esperienze che vissuto insieme a Icardi?
“Un ricordo straordinario e anche un aneddoto se me lo consenti, prima Olimpiade della mi vita, 1984. Lui capiva perfettamente quando fosse pesante la responsabilità di andare al microfono per raccontare per la prima volta nella mia vita un olimpiade, avevo due sport che seguivo in quell’occasione che si svolgevano a Los Angeles nell’84: il canottaggio, c’erano già i fratelli Abbagnale e Galeazzi raccontava in televisione le loro imprese e io per la Radio e la Scherma.
Mi toccò raccontare la finale del fioretto maschile che per una serie di circostanze legate naturalmete al fuso orario si svolse nel primo mattino italiano e quindi la mia cronaca andò in diretta nella fascia di ascolto più ampia, ebbene io ero lì a raccontare l’assalto di Mauro Numa che poi vincerà la medaglia Olimpica.
Rino era in cuffia negli studi Rai di Los Angeles e parlava con me, ma soltanto io potevo ascoltarlo e mi accompagnava, mi guidava, in qualche modo cercava di accompagnare la mia cronaca per farmi sentire la sua presenza fino al momento della stoccata finale quando io sentii nella cuffia la voce di Rino dire: – “Adesso puoi urlare perché siamo campioni olimpici!” E mi accompagnò fino all’ultimo momento di questa radio cronaca. E’ la testimonianza diretta di come lui intendeva il lavoro e soprattutto come intendeva aiutare i più giovani ad imparare“.
Il cordoglio della FIGC e del presidente Gravina
Anche la FIGC ha voluto far sentire la sua vicinanza alla famiglia di Rino Icardi, lo ha fatto attraverso un messaggio sul sito ufficiale della Federazione.
“La FIGC e il presidente federale Gabriele Gravina si uniscono al cordoglio dei familiari di Rino Icardi, tra i fondatori di ‘Tutto il calcio minuto per minuto’ e voce storica di tante trasmissioni radiofoniche Rai morto a Roma all’età di 85 anni.”