Superbonus, decreto ad hoc in arrivo per salvare sconti 2022: per la cessione crediti basterebbe la presentazione in banca dell’istruttoria e non la chiusura dell’intera operazione. Si stringono, dunque, i tempi per non perdere i bonus del 2022 e le rate residue degli anni 2021 e 2020 in vista della comunicazione all’Agenzia delle entrate che dovrà avvenire entro il prossimo 31 marzo. La normativa attuale prevede che le banche debbano accettare la cessione dei crediti presentata dagli operatori, ma la situazione di blocco dei bonus di fatto ha ristretto ulteriormente la possibilità che gli istituti bancari continuino ad acquistare. Si sta facendo largo, dunque, l’ipotesi di un allentamento dei vincoli della comunicazione che potrebbe arrivare in un provvedimento ad hoc, di un solo articolo, che poi confluirebbe nella conversione del decreto 11 del 17 febbraio 2023. La soluzione è contenuta negli emendamenti al provvedimento stesso, il cui termine per la presentazione è fissato per oggi, 7 marzo, a mezzogiorno. Andrea de Bertoldi di Fratelli d’Italia, relatore del decreto del 17 febbraio su cessione crediti e sconto in fattura del superbonus, sta procedendo a un’opera di raccordo fra i gruppi parlamentari sulle proposte di modifica.

Superbonus, decreto ad hoc in arrivo per salvare sconti 2022: per la cessione crediti basterebbe la presentazione in banca

Corsa contro il tempo per non perdere i bonus edilizi e il superbonus per molte famiglie e imprese dopo il blocco della cessione dei crediti e dello sconto in fattura. Entro il 31 marzo 2023 chi intende avvalersi di una delle due opzioni per le spese sostenute nel 2022 (o per le quote residue del 2021 e 2020) lo deve comunicare all’Agenzia delle entrate. Tuttavia, i potenziali beneficiari non riescono a cedere il proprio bonus perché da mesi le banche non stanno più comprando crediti a causa dell’esaurimento del plafond di spesa. Situazione, questa, ancora più accentuata dopo l’entrata in vigore del decreto 11 del 17 febbraio scorso che ha irrigidito la compravendita dei bonus in attesa di novità normative. Se imprese e privati non riusciranno a registrare sulla piattaforma dell’Agenzia delle entrate gli sconti in fattura entro fine mese, non potranno più accedere alla cessione dei crediti. La soluzione che il Parlamento avrebbe individuato è quella di un emendamento ad hoc al decreto 11 che permetta ai creditori di poter registrare i bonus anche con la semplice presentazione della richiesta in banca. In altre parole, non sarebbe più necessario che l’istituto bancario termini il tutto il percorso di acquisto del credito, ma basterebbe l’avvio dell’istruttoria presso il cessionario (ad esempio, la banca o un intermediario finanziario), prima che si arrivi alla conclusione dell’accordo.

Bonus infissi e caldaie, basterebbe il bonifico parlante per lo sconto in fattura

La soluzione di emergenza per salvare i bonus edilizi e il superbonus del 2022, tuttavia, non è il solo provvedimento atteso dal lavoro parlamentare. C’è la questione dei piccoli bonus in edilizia libera quali, ad esempio, l’installazione di una caldaia o di una pompa di calore, l’acquisto e la montatura di infissi, finestre e porte. Per tutti questi lavori, il decreto 11 stabilisce che i lavori debbano essere cominciati al massimo entro il 16 febbraio 2023 per beneficiare dello sconto in fattura. Non essendoci un certificato di inizio attività per lavori che spesso iniziano e terminano nella stessa giornata, la normativa prevede che il beneficiario produca un’autodichiarazione. Al termine dell’intervento viene rilasciata una dichiarazione di conformità delle spese. Ma per molti privati che hanno acquistato caldaie e infissi nei mesi scorsi – con conclusione dell’affare e versamento di acconti – l’attesa dell’inizio dei lavori ha fatto sforare la data limite del 16 febbraio 2023, con potenziale perdita dello sconto in fattura grazie al quale avevano deciso di fare l’intervento di efficienza energetica. Anche questi bonus, dunque, andrebbero persi se non si esercitasse una delle due opzioni. Il rischio è quello che il creditore paghi per intero gli interventi se non riuscisse nemmeno a detrarre fiscalmente l’agevolazione nella dichiarazione dei redditi. L’ipotesi che si sta facendo largo per i piccoli interventi in edilizia libera è quella di dimostrare una data certa di acquisto della caldaia o dell’infisso oggetto di intervento: il solo acquisto dovrebbe essere avvenuto in data precedente al 16 febbraio e, a tal proposito, potrebbe bastare il bonifico parlante e la fattura per i lavori.