La gestione dei migranti sta diventando sempre più complessa in Europa e nel nostro Paese, con il governo italiano che invoca nuove misure per rinnovare i sistemi di accoglienza: nonostante le difficoltà, il cardinal Matteo Maria Zuppi resta del parere che l’accoglienza sia “l’unico messaggio possibile”. L’arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, l’assemblea permanente dei vescovi italiani, ha parlato in un’intervista al Sir, Servizio Informazione Religiosa, dicendo la sua a pochi giorni dal naufragio di Cutro.
Chi non ha casa va accolto. Dobbiamo metterci sempre nei panni degli altri. Chi ha perduto tutto e deve scappare deve trovare accoglienza. Non ci sono alternative. Quello all’emigrazione era un diritto garantito per tutti gli uomini, prima che sorgessero muri e nascessero paure. Tanto più per chi scappa da guerra, violenza o fame. L’accoglienza apre al futuro, la chiusura fa perdere anche il presente.
Soltanto durante il 2022, agli Stati membri dell’Ue, alla Svizzera e alla Norvegia sono pervenute ben 966mila domande di asilo, oltre il 50% in più rispetto all’anno precedente: è il massimo registrato negli ultimi sette anni.
Migranti, il cardinal Zuppi: “Non abituarsi alla guerra e alla violenza”
Tra chi si sposta dal proprio paese d’origine, poi, non bisogna trascurare il problema dei circa 4 milioni di ucraini in fuga dalla guerra. Per porre rimedio alla questione, l’alto prelato sottolinea l’importanza che “dialogo e giustizia, pace e giustizia” vadano d’accordo. L’arcivescovo ricorda come le circa 60 guerre che si stanno combattendo in tutto il mondo stiano ridefinendo la geografia dei popoli, con diversi milioni di profughi in cammino, con 90 milioni di profughi censiti dall’Onu a livello mondiale.
Non ci dobbiamo abituare alla guerra e alla violenza. Non dobbiamo mai rinunciare alla ricerca della pace. L’abitudine porta alla rassegnazione e si accetta la guerra come unica via possibile. Ma la vera vittoria è sempre la pace. Lo sforzo da compiere è aprire tutti gli spazi possibili per interrompere la logica della guerra, iniziata da un aggressore. Dialogo e giustizia, pace e giustizia devono andare d’accordo. Con l’insistenza della povera vedova, bisogna cercare la via della pace. E cercare la pace non è mai complicità con il male o arrendevolezza”.