Fontana contro Crisanti. Proseguono le polemiche in merito all’inchiesta Covid che ha visto una impressionante lista di indagati in merito alla gestione della prima fase della pandemia. Tra questi l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro della Salute dei governi Conte 1, 2 e Draghi, Roberto Speranza. Inoltre i vertici della Regione Lombardia, come il riconfermato governatore Attilio Fontana e l’assessore al Welfare Giulio Gallera. E ancora il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro ed il presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli.
A dire la sua sulla questione stiamo vedendo spesso in tv il microbiologo Andrea Crisanti, oggi senatore del Pd, che solo qualche ora fa a Lucia Annunziata su Rai 3 nel corso di Mezz’ora in più ha detto: “Dire siamo tutti assolti, va tutto bene, secondo me significa aprire la strada a una situazione di impreparazione la prossima volta”. Questa e altre dichiarazioni non sono piaciute ad Attilio Fontana, come ha fatto sapere il legale Jacopo Pensa che lo difende insieme a Federico Papa: “Le difese sono esterrefatte constatando che Crisanti consulente del pm, che si auto definisce perito, compaia quotidianamente in tv ribadendo le sue teorie accusatorie e sostenendo la doverosità dell’iniziativa giudiziaria“.
Fontana contro Crisanti: le parole
Crisanti è l’autore della perizia fatta per la Procura di Bergamo che ha aperto l’inchiesta in questione: “Chiudere gli occhi a un disastro – ha aggiunto a Mezz’ora in più – significa aprire la strada a un altro disastro“. Nell’emergenza Covid “ci sono Paesi che hanno fatto benissimo. Questo non vuol dire che chi ha fatto male è colpevole perché un errore non è colpa e io non ho fatto nessun atto d’accusa nella perizia“.
Per questo motivo Fontana chiede alla procura di Bergamo di diffidare il proprio consulente a queste apparizioni continue sul piccolo schermo. Arriverà una ennesima replica di Crisanti, magari proprio a mezzo stampa? Nel frattempo sono state rese pubbliche alcune chat proprio in merito alla gestione della situazione pre pandemica.
Le chat prima del lockdown
Il giorno successivo alla scoperta del paziente 1 – il 22 febbraio 2020 – il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro è scettico sull’uso dei tamponi a tappeto, come dimostra una chat con Francesco Curcio, direttore del Dipartimento di medicina di Laboratorio di Udine. Qualche giorno dopo invece – il 29 febbraio 2020 – Giuseppe Ruocco, ex segretario generale del ministero della Salute, ha scambiato alcuni messaggi Whatsapp con una funzionaria ministeriale in merito alla gestione di Conte: “Sta succedendo di tutto: pareri del comitato difformi da Conte e Ministro, ripensamenti sollecitati, gente richiamata a venire qui, la guerra mondiale […] mancano le maschere, Conte ci fa cambiare le misure per la prossima settimana (chiusure/aperture) mano a mano che sentono le regioni; ci chiedono di ipotizzare ospedali da campo e attrezzature relative; ci chiedono linee guida per la gestione sub intensiva dei pazienti etc etc“.
“Anch’io sarei stato drastico su ristoranti, bar, centri sportivi etc.. E Invece le varie lobby li hanno lasciati aperti. Sbagliato. Se devi intervenire, intervieni in modo rigido, altrimenti non serve“: ha commentato invece il 3 marzo 2020 con un messaggio Whatsapp il sindaco di Nembro, Claudio Cancelli, in merito alla zona rossa in Val Seriana. Ricordiamo che secondo il pm, Fontana non aveva avvisato Conte delle “criticità” a Nembo e ad Alzano.
Proprio l’attuale leader del Movimento 5 Stelle avrebbe riconosciuto la gravità della situazione emersa nel colloquio avuto con la Protezione Civile solo il 6 marzo 2020, due giorni prima della pubblicazione del primo Dpcm relativo all’isolamento: “Con Regione Lombardia non ho avuto interlocuzioni dirette per istituire una zona rossa a Nembro e Alzano Lombardo“.