L’allarme siccità colpisce soprattutto le imprese agricole, con l’Italia in ginocchio dal punto di vista imprenditoriale. Sono 300mila circa le imprese agricole che soffrono la crisi economica scaturita dall’emergenza siccità che coinvolge il braccio produttivo principale dell’Europa, con nazioni come la Francia centrale e sud-occidentale e la Spagna settentrionale che subiscono le ondate di caldo torrido dei mesi che dovrebbero antecedere l’estate. Soffre anche la Germania meridionale, oltre a porzioni significative della Grecia settentrionale e meridionale Bulgaria e gran parte della Turchia.

A lanciare l’allarme è Coldiretti, che oltre all’analisi sul profilo italiano prende in considerazione i principali allarmi climatici per le imprese agricole in crisi. Tutto rientro nel programma Copernicus, analisi dettagliata degli allarmi e delle principali allerte nel nostro Continente, dall’agricoltura agli usi civili. In Italia la situazione tocca più che altro i fiumi, con il Po quasi a secco. Per quanto riguarda le altre situazioni una preoccupante è quella del Ponte della Becca, in provincia di Pavia. Quest’ultimo si trova a -3,2 metri rispetto allo zero idrometrico, con le rive ridotte a spiagge di sabbia come in estate.

“La situazione è preoccupante – rileva Coldiretti – soprattutto per le forniture alimentari con la siccità che ha colpito le principali economia agricole dell’Unione Europea, già in difficoltà per gli elevati costi di produzione spinti dalla guerra in Ucraina”. Assediate dalla sete sono soprattutto le aree del Centro Nord con la situazione più drammatica che si registra nel bacino della Pianura Padana, dove secondo Coldiretti “nasce quasi 1/3 dell’agroalimentare Made in Italy e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo”.

Imprese agricole in crisi: le problematiche alimentari

La crisi delle imprese agricole a causa della siccità, spiega Coldiretti, comporta a cascata la crisi anche dal punto di vista alimentare, con alcuni prodotti tipici che risentono particolarmente dell’instabilità climatica. Tutto a causa della difficoltà di disponibilità idrica, dalla quale dipende buona parte della produzione degli alimenti principali della dieta mediterranea. Parliamo del grano duro per la pasta, fino alla frutto e alla verdura. Tutto colpisce pure prodotti particolari della nostra Penisola, come il Parmigiano reggiano e il Grana Padano ed i salumi più prestigiosi come il prosciutto di Parma o il Culatello di Zibello. Senza parlare del riso le cui previsioni di semina prevedono un taglio di 8muila ettari e risultano al minimo da 30 anni.

“Colpite anche le tipicità in altri Paesi come in Francia dove sono con le alte temperature crescono le difficoltà per le produzioni di fiori da destinate all’industria dei profumi, e in Spagna dove per la mancanza di precipitazioni non ci sono le ghiande per alimentare i maiali destinati alla produzione del prosciutto “pata negra” e soffrono anche le esportazioni di ortofrutta tanto che in Gran Bretagna si segnalano scaffali vuoti con lavvio dei razionamenti nei supermercati”.