Com’è morto Davide Astori? Era il 4 marzo 2018 quando in televisione è stata data la notizia della morte di Davide Astori, il giocatore della Fiorentina che ha indossato la maglia numero 13. In occasione dell’anniversario della sua scomparsa, sono tanti i messaggi e le dediche che i suoi amici, compagni e familiari hanno condiviso per ricordare la sua grandezza dentro e fuori al campo.

Com’è morto Davide Astori? Cause

Si è parlato a lungo della morte di Davide Astori, un fulmine a ciel sereno per tutti i familiari, amici, colleghi e fan che lo hanno sempre supportato e sostenuto in ogni situazione. Due giorni dopo l’accaduto, su Adnkronos si legge che era giunto l’esito dell’autopsia sul corpo del calciatore che parlava di “Morte cardiaca senza evidenza macroscopica, verosimilmente su base bradiaritmica”. Dunque, il cuore del calciatore aveva rallentato la corsa fino a fermarsi e a non farlo più svegliare, lì in una camera d’albergo durante una trasferta con la Fiorentina.

Successivamente, in base ai risultati dell’esame autoptico effettuato il 6 marzo 2018, il procuratore capo di Udine, Antonio De Nicolo, aveva dichiarato a “La Vita in Diretta” che il giovane calciatore era morto per una causa cardiaca, senza evidenze macroscopiche, verosimilmente su base bradiaritmica, con spiccata congestione poliviscerale ed edema polmonare. Allo stesso tempo, però, aveva sottolineato che bisognava attendere gli esiti degli esami istologici.

Processo

Sulla morte di Davide Astori si è tenuto un processo concluso nel 2021 attraverso cui è stato affermato che il decesso del calciatore non fu solo una tragica fatalità, ma la conseguenza di valutazioni sbagliate. In relazione a quanto è emerso, il tribunale di Firenze aveva condannato ad un anno di carcere il prof. Giorgio Galanti accusato di omicidio colposo per non aver valutato in modo corretto delle anomalie che sarebbe uscite durante la prova da sforzo. Il pm Antonino Nastasi, inoltre, avrebbe dovuto imporre accertamenti specifici con l’uso di holter e risonanza magnetica.

Il ricordo del calciatore della Fiorentina

Rassegnarsi alla morte di un caro non è mai facile, soprattutto quando si tratta di un giovane ragazzo con tanti sogni nel cassetto e una famiglia da coccolare e viversi. Eppure, sono già passati 5 anni da quando Davide Astori non c’è più ed il fratello Bruno e suoi cari hanno voluto omaggiare il professionista con una raccolta fondi che ha l’obiettivo di aiutare i bambini malati di cancro in Camerun. Il tutto attraverso l’associazione Astori,

Sarà una giornata difficile per noi Astori, come lo sono tutte – ha raccontato Bruno al Corriere della Sera, in vista della partita al Franchi – ma non potevo mancare. Ce lo siamo detti anche in famiglia: è giusto esserci, anche se la nostra indole ci porterebbe a restare uniti, ma lontani dalle luci della ribalta“.

Poi ancora, la sua mente si è spostata su quel giorno che ha stravolto per sempre la vita di tante persone: “In tanti ci chiedono cosa rappresenti per noi il 4 marzo. Il 4 marzo in realtà vale più per gli altri, perché chi ha vissuto un dolore così se lo porta sulla pelle sempre. Ogni tanto mi capita di ripensare alle mega lotte che organizzavamo io, mio fratello grande Marco e Davide, che era il più piccolino. Spesso loro erano due contro uno, una volta per sbaglio si fece male al polso e dovette saltare un torneo di tennis: “sarei diventato un campione”, mi diceva. In realtà vedendolo allenare al Milan, da giovanissimo, con Schevchenko e Kakà, capimmo che la sua strada era il calcio. C’era chi aveva più talento di Davide, ma la testa, i valori, la voglia di emergere di mio fratello erano rari. Ed è per questo che in tanti hanno imparato a volergli bene”. Ha concluso.