Affittare casa oggi. Recentemente TAG24 ha pubblicato la lettera di un proprietario di una casa al Pigneto (“Inquilini morosi, investire sul mattone o essere investiti dal mattone?”), che denunciava una situazione paradossale ma diffusa di morosità. Qualche giorno dopo, TAG24 ha ripreso il tema, con un’intervista all’avv. Riccardo Cesarò, dello studio Milli, “Inquilini morosi e procedimenti giudiziari: un percorso lento e costoso”.

Affittare casa oggi, intervista ad Angelo De Nicola (pres. Uppi Roma)

Angelo De Nicola (presidente Uppi)

Oggi ritorniamo su alcune delle tematiche discusse in precedenza con Angelo De Nicola, Presidente UPPI (Unione Piccoli Proprietari Immobiliari) Roma, il quale conferma un dato di fatto, l’assoluta assenza dello Stato o di enti come il Comune o la Regione nel garantire i piccoli proprietari immobiliari, che si ritrovano da soli, anche dopo aver ottenuto dal giudice lo sfratto per morosità dei loro inquilini, in balia di costose e lunghe procedure per rientrare effettivamente in possesso del loro appartamento.

Presidente De Nicola, ci può dare i dati degli appartamenti locati in Italia e la complessiva incidenza in percentuali e in durata della morosità?

“Nel 2021 il numero di nuovi contratti di locazione trasmessi telematicamente o presentati allo sportello per la registrazione è stato di poco superiore a 1,7 milioni, il 10,4% in più rispetto allo scorso anno ma in diminuzione rispetto al 2019, -2,7%. Tali contratti hanno interessato oltre 2 milioni di immobili.

Limitando l’analisi ai soli immobili locati per intero, si osserva che le unità ad uso abitativo oggetto di nuovo contratto di locazione sono state 1.365.646, oltre l’80% del totale, in aumento di quasi il 6% rispetto al dato dello scorso anno, ma in calo se confrontati con il 2019, -3,5%. Circa 340.000 risultano gli immobili locati per uso non abitativo, con un tasso di crescita più che doppio (+13,6%) sul 2020, evidentemente influenzato dalla ripresa dell’attività economica nel corso dell’anno, ma comunque in riduzione rispetto al 2019 (-4,9%)”.

Lei in alcune interviste ha sottolineato che una parte non irrilevante del patrimonio immobiliare ad uso abitativo rimane fuori dal mercato degli affitti, perché i proprietari preferiscono mantenere vuote le loro case e pagare vari tipi di tasse piuttosto che locarli. Qual è l’entità di questo fenomeno? Sono giustificate le preoccupazioni di questi piccoli proprietari?

“Non abbiamo dati precisi, l’entità di questo fenomeno è  minimo,  i proprietari che preferiscono  mantenere  le case vuote sono solo coloro che a breve scadenza intendono adibirle a proprie abitazioni o di un componente della propria famiglia anche perché le spese condominiali e le tasse sono molto alte”.

Il Sunia ed altri sindacati degli inquilini, spesso individuano negli affitti esosi la principale causa della morosità, ma misure come la diffusa applicazione del canone concordato, che di fatto è un calmiere degli affitti, non sembrano aver prodotto una significativa riduzione della morosità. Quali sono i dati in vostro possesso?

“Nel 2022 gli sfratti eseguibili in Italia erano circa 150 mila, il 90 per cento eseguibili per morosità. Le convalide di sfratto sono attualmente 37 mila, numeri particolarmente alti anche perché si stanno eseguendo quelli accumulati con il blocco degli sfratti durante il periodo pandemico”.

Recentemente TAG24 ha pubblicato la lettera di un piccolo proprietario in cui si denunciava  “il metodo Baby”, dal nome dell’ inquilina che l’ha adottato. Una famiglia filippina di 4 componenti, di cui tre occupati, nel 2021 ha cominciato a pagare in modo intermittente affitto (più basso del canone concordato) e condominio. C’è voluto un anno e un costo di più di 8000 euro, in mancati affitti, spese condominiali e legali, per riavere indietro l’appartamento. Gli inquilini non hanno mai risposto al proprietario, all’avvocato, alle istanze del giudice e dell’Ufficiale giudiziario. Semplicemente non facendo nulla e non spendendo nulla, anzi “risparmiando” migliaia di euro in affitti e spese condominiali hanno “guadagnato” un anno di permanenza a prezzo “agevolato”. È ammissibile che avvengano situazioni simili?

“Anche se il proprietario ottiene un titolo esecutivo dal magistrato poi non abbiamo nessuna istituzione (Stato, Comune, Provincia ecc. ecc.) responsabile, a portare avanti tali istanze e quindi passano anni per riprendere il proprio appartamento per questo chiediamo l’istituzione di un Ministero per la Casa”.

Nella lettera in cui si denunciava il “metodo Baby”, lo scrivente faceva presente che i suoi ex inquilini morosi hanno trovato due stanze a Piazza Malatesta, al costo di 800 euro. In Italia non esiste una lista dei cattivi pagatori, quindi per Baby e Denis è stato relativamente facile, seppur morosi, prendere in affitto un altro appartamento e niente vieterà loro di adottare la stessa parassi: pagare a singhiozzo o non pagare affitto e condominio e restare in possesso dell’appartamento per anni.  La politica, lo Stato, il legislatore che fine hanno fatto?

“Per affittare oggi un appartamento dopo aver chiesto la dichiarazione dei redditi dei conduttori è necessaria una polizza fideiussoria bancaria, assicurativa o garanzia di terzi per l’adempimento di tutte le obbligazioni assunte dal conduttore con la sottoscrizione del contratto di locazione altrimenti si rischia uno sfratto per morosità che dura anni sostenendo spese legali e canoni di locazione non percepiti”.

La recessione economica prima, il Covid poi, la crisi energetica e l’inflazione in corso hanno determinato una situazione di crisi sociale, che irrimediabilmente si è ripercossa sulle famiglie e nel sistema degli affitti. Molti inquilini hanno difficoltà anche a pagare affitti calmierati di poche centinaia di euro. Sembra però che la questione degli affitti sia diventata un fatto privato fra inquilini e proprietari e che lo stato intervenga solo se chiamato in causa dalle parti, attraverso la magistratura, spesso tardi e male, cioè lasciando insoluti i problemi di fondo. Come UPPI cosa proponete?  

“Lei rappresenta una serie di dati reali che evidenziano in modo assai netto il problema di fondo, la mancanza di una politica governativa che si occupi in modo organico del problema della casa, in particolare degli immobili in locazione. Sono circa tre milioni le famiglie interessate, se pensiamo ai proprietari e agli inquilini coinvolti. Una politica sociale della casa dovrebbe aiutare le persone in difficoltà economica a pagare gli affitti, ma essere pure finalizzata alla tutela dei proprietari di immobili. Non è giusto addebitare al proprietario di una casa i costi sociali della crisi economica, o lasciarlo da solo a contrastare comportamenti illegittimi di inquilini che dopo uno sfratto per morosità si limitano a cambiare appartamento per riprendere gli stessi comportamenti da un’altra parte. Anche davanti ai morosi seriali che, per fortuna sono una minoranza, il proprietario si trova indifeso. Non è possibile sapere se la persona a cui sto per affittare casa sia stata una o più volte condannata per morosità, perché è ritenuta un’informazione che colpirebbe la privacy, come se la morosità fosse meritevole di riservatezza. Per questo ci sembra necessario un Ministero della Casa utile a considerare globalmente una realtà che coinvolge milioni di Italiani”.

A cura della redazione di TAG24