Stop auto benzina e diesel dal 2035: la presidenza svedese del Coreper – Comitato dei rappresentanti permanenti – ha deciso di rimandare la discussione sugli obiettivi di emissione per auto e furgoni a data da destinarsi. Rinvio inevitabile alla luce del blocco formatosi in Consiglio dopo l’annuncio di voto contrario di Italia e Polonia e l’astensione di Bulgaria.
Il regolamento oggetto discussione prevede, come è noto, lo stop nell’Ue all’immatricolazione di auto a benzina e diesel dal 2035. Il testo – concordato con il Parlamento Europeo – era stato approvato il linea di principio, nonostante il voto già contrario della Polonia e l’astensione della Bulgaria. Schieramento, questo, a cui si è recentemente aggiunta l’Italia.
Stop auto benzina e diesel dal 2035: l’Europa divisa
Si preannunciava un percorso difficile e, alla fine, il primo stop è arrivato. Dopo il voto favorevole del Parlamento Europeo e l’accordo dello stesso con il Consiglio, ieri il Coreper ha deciso di rinviare la decisione a nuova data.
Come è noto, l’accordo prevede entro il 2030 l’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 del 55% per le autovetture nuove e del 50% per i furgoni. Target che diventano ancora più ambiziosi nel 2035 quando gli obiettivi di riduzione saranno per entrambe le categorie di veicoli del 100% e segnando il passaggio dell’Unione Europea all’elettrico.
La decisione, come è noto, ha provocato non poche polemiche nel nostro Paese. Il timore, infatti, è che questa transizione non sia sostenibile a livello economico e sociale e che non vi siano i tempi per adeguare il comparto all’ingente trasformazione richiesta. Secondo Federmanager e Aiee, l’Italia sarebbe il Paese europeo più penalizzato da questa scelta che sarà pagata con la perdita di ben 60mila posti di lavoro. Ma la questione non riguarda solo l’Italia: gli effetti della decisione europea sullo stop a diesel e benzina comporterebbero la perdita di circa mezzo milione di posti di lavoro nel continente. Dati che portano a dubbi consistenti e che hanno determinato lo stop di ieri in Coreper.
Creato il fronte avverso alla proposta – formato da Italia, Polonia e Bulgaria – la palla va ora in mano alla Germania. Per raggiungere la minoranza di blocco – e dunque bloccare l’atto – è necessario infatti il voto contrario di quattro Paesi. La posizione della Germania è però alquanto delicata. Sulla decisione si è infatti aperta una spaccatura nella maggioranza di Governo e ora il Paese è costretto a temporeggiare per trovare una soluzione che salvi l’unità interna della sua coalizione e i suoi interessi sul tema degli e-fuels.
L’Italia – che ha sempre votato a favore nell’iter e solo con il cambio di Governo ha rivisto la sua posizione – festeggia il rinvio delle decisione. Particolarmente soddisfatta la Presidente del Consiglio Meloni che parla di “successo italiano” e aggiunge, in un post su Facebook:
La posizione del nostro governo è infatti chiara: una transizione sostenibile ed equa deve essere pianificata e condotta con attenzione, per evitare ripercussioni negative sotto l’aspetto produttivo e occupazionale. La decisione del Coreper di tornare sulla questione a tempo debito va esattamente nella direzione di neutralità tecnologica da noi indicata. Giusto puntare a zero emissioni di Co2 nel minor tempo possibile, ma deve essere lasciata la libertà agli Stati di percorrere la strada che reputano più efficace e sostenibile. Questo vuol dire non chiudere a priori il percorso verso tecnologie pulite diverse dall’elettrico. È questa – ha concluso Meloni – la linea italiana che ha trovato largo consenso in Europa
La partita è ancora tutta da giocare.