Lo stesso giorno in cui è stato celebrato il funerale di Maurizio Costanzo, morto il 24 febbraio scorso, Repubblica.it pubblica un’intervista strappalacrime di tal Antonio Buoninconti che racconta di essere stato operato di tumore al cervello grazie all’intervento del giornalista. Nel 1984 il noto conduttore pagò l’operazione all’ospedale San Filippo Neri di Roma. Il quotidiano dà grande enfasi all’intervista, la posta più e più volte sui social, tanto da essere notata da altre testate che riportano, a loro volta, la testimonianza del signore. Insomma le parole di Buoninconti fanno il giro del web e commuovono i fan di Costanzo. Le leggiamo anche noi e, subito, ci insospettiscono per diversi motivi. Riconosciamo il signor Antonio che frequenta ogni tipo di evento nella Capitale e che più di una volta ci ha chiesto di intervistarlo inventando, palesemente, delle scuse. Ci ha avvinati, ad esempio, durante il funerale di Gina Lollobrigida spacciandosi per una comparsa della serie tv “Pinocchio” (“Ho lavorato con lei in tv ero uno dei bambini in Pinocchio, potete intervistarmi?) e anche al funerale di Costanzo: “Maurizio lo conosco, mi ha pagato l’operazione al cervello, avevo un tumore all’ospedale San Filippo Neri di Roma. Mi intervistate?”. Non abbiamo mangiato la foglia: conoscevamo il tipo e ci siamo domandati: ma gli interventi nei nosocomi italiani non sono gratuiti?. Quando abbiamo visto la foto di Buoninconti campeggiare su La Repubblica e su altre testate abbiamo voluto vederci chiaro. Risultato? La notizia è falsa e per scoprirlo ci abbiamo messo pochissimo.
Antonio Buoninconti operato per un tumore al cervello grazie a Costanzo
Il titolo su La Repubblica recita così: “L’uomo guarito dal tumore grazie a Maurizio Costanzo”. La prima cosa che abbiamo fatto è stato contattare Antonio Buoninconti sui social. Il signore ci ha risposto e ci ha dato il suo numero di telefono. Lo abbiamo chiamato e ci ha dato la stessa versione comparsa sul quotidiano. Quando gli abbiamo chiesto se avesse i documenti dell’operazione ci ha risposto un po’ agitato: “Ero un clochard e ai clochard non danno fogli e la mia cartella clinica non è disponibile, l’ho richiesta. Volete venire a casa mia per un’intervista? È stata da me anche “La vita in diretta”. Ci racconta che all’epoca era un senza tetto, che era partito da Napoli per assistere al “Maurizio Costanzo Show” e che durante la puntata aveva avuto modo di prendere il microfono in platea e spiegare la sua condizione di salute. “Era lì presente un medico che si offrì di operarmi. Maurizio Costanzo pagò le spese per affrontare l’intervento al San Filippo Neri di Roma e dopo pochi giorni sono stato operato”, ripete al telefono lo stesso copione recitato a La Repubblica.
Allora lo incalziamo: “Come si chiama medico che l’ha avuta in cura?“
Risposta: “E’ morto, non mi ricordo il nome“.
“Buoninconti la sanità italiana è pubblica, non si paga per essere operati. Lo sa? Se è stato operato dopo qualche giorno ha avuto una scorciatoia sulle liste d’attesa?”
Il signore ci riattacca il telefono, ci dice di lasciarlo in pace perché la moglie è in coma proprio al San Filippo Neri e di non chiamarlo mai più.
Ci blocca anche sui social.
Già qui potrebbe bastarci, abbiamo smontato ogni affermazione, ma non ci fermiamo. Chiediamo informazioni direttamente all’ospedale San Filippo Neri.
Ospedale San Filippo Neri: “Paziente sconosciuto, non è mai stato malato di tumore”
Abbiamo contattato il San Filippo Neri e gli abbiamo spiegato come il nome del nosocomio fosse stato tirato in ballo: le parole di Buoninconti sono un’accusa di disonestà all’ospedale. Dopo qualche giorno arriva la risposta:
“Dopo una attenta ricerca da parte del personale dell’Ospedale San Filippo Neri, non risultano riferimenti risalenti agli anni dal 1980 al 1989 del nominativo ricercato”.
Ringraziamo, per questo, la Direzione Sanitaria del Presidio che si è prodigata per fornire questa informazione.
A La Repubblica sarebbe bastata qualche verifica per evitare di dare risalto a frottole del genere solo per avere qualche lettore o click in più. Non è umano lucrare sulla morte di una persona.