Con una nota ufficiale inviata a Palazzo Chigi la Commissione Europea chiede al governo italiano di recuperare, almeno parzialmente, i contributi Ici non versati dalla Chiesa nel periodo 2006-2011.

Complessivamente, le stime ipotizzano un mancato pagamento compreso tra 1,5 e 11 miliardi di euro.

La decisione riguarda le attività economiche che hanno svolto natura commerciale per un valore di 200mila euro per un periodo di tre anni

Arianna Podestà, portavoce Ue sulla concorrenza

Mancato pagamento Ici, ora lo Stato dovrà battere cassa al Vaticano

Da un punto di vista cronologico si tratta di una richiesta che impone allo Stato italiano di tornare sui propri passi rispetto a una decisione assunta dall’allora governo guidato da Silvio Berlusconi. Con una sentenza del 2018 la Corte Ue ha dichiarato “illegale” questa forma di sovvenzione statale nei confronti della categoria ecclesiastica, così esentata per un quinquennio dal pagamento dell’Ici.

La modifica potrà riguardare anche solo la dicitura formale, cambiando la parola “totale” con “parziale”: tradotto, si deve cercare di recuperare la somma corrispondente alla tipologia di attività commerciale esercitata all’interno dell’immobile. Secondo l’opinione di Bruxelles, dunque, il fatto che gli edifici fossero di proprietà della Chiesa non autorizzano lo Stato italiano a non imporre le proprie regole.

Attualmente risulta difficile capire se esista già un fascicolo catastale aggiornato che permetta di fare chiarezza sulle attività esentate dal pagamento dell’Ici, in quanto riconducibili a soggetti ecclesiastici. Nel 2012 l’allora Commissione Barroso riconobbe la natura illegale delle esenzioni Ici, ma decise di non procedere al recupero di quelle somme perché riconobbe l’impossibilità delle autorità a procedere al recupero.

L’organo guidato da Ursula Von der Leyen riprende in mano il dossier e impone all’Italia di fare il possibile per recuperare parte dei crediti, considerando “insufficienti” a non procedere le condizioni di difficoltà date dall’inesistenza di una banca dati aggiornata. Nel comunicato viene suggerito alle autorità fiscali nostrane di integrare i vecchi pagamenti con sistemi di ricalcolo rispetto alla nuova tassa.

L’Ici, acronimo di Imposta Comunale sugli Immobili, fu introdotta dal governo Damato nel 1993 e applicata inizialmente ai fabbricati e terreni agricoli ed edificabili situati nei confini della Repubblica Italiana, mandando in pensione la vecchia Invim. Ogni anno il consiglio comunale deliberava il suo valore percentuale rispetto al prezzo dell’immobile, valido per l’anno successivo. Nel 2012 è stato sostituita dall’Imu (Imposta municipale unica), che a sua volta potrebbe essere sostituita a breve da una nuova aliquota.

Papa Francesco revoca tutela agli Enti

In modo abbastanza curioso, la sentenza della Commissione Ue arriva a meno di 48 ore da una comunicazione in merito da parte di Papa Francesco. In breve, è stata disposta l’abrogazione di tutte le concessioni che tutelano l’utilizzo gratuito o a condizioni di particolare favore degli immobili di proprietà delle Istituzioni curiali e degli Enti che fanno riferimento alla Santa Sede.

Una sorta di reminder da parte del Pontefice, il quale ha di fatto revocato la titolarità di ogni bene mobile e immobile agli Enti vaticani, dando applicazione alla norma della nuova costituzione apostolica secondo la quale tutti i beni appartengono alla Santa Sede tramite la controllata Apsa, paragonabile al ministero del Tesoro della Santa Sede, e sono gestiti dal punto di vista finanziario dallo Ior, la banca vaticana.