Possibile crisi del petrolio rientrata, gli Emirati Arabi Uniti smentiscono di voler uscire dall’OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio) dopo i diverbi avuti negli ultimi mesi con l’Arabia Saudita. L’eventuale uscita avrebbe scosso il cartello dei paesi produttori mettendo in pericolo il suo potere sui mercati petroliferi mondiali.

Questa mattina i prezzi del greggio erano in netto calo sul mercato dopo che il Wall Street Journal sospettava di un ipotetico abbandono degli EAU penalizzati dalle quote produttive decise dall’Opec+. Il greggio Brent consegna a maggio cede 1,50 dollari a 83,25 dollari al barile, il Wti consegna ad aprile perde 1,41 dollari a 76,75 dollari al barile.

All’interno dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, dominata dai sauditi, gli Emirati Arabi Uniti sono obbligati a pompare molto meno delle loro capacità, danneggiando le loro entrate petrolifere. Gli Emirati hanno spinto a lungo per pompare più petrolio, ma i sauditi hanno detto di no, secondo i delegati dell’OPEC” scrive il quotidiano finanziario Usa. “Ora, dicono funzionari emiratini, gli Emirati Arabi Uniti, stanno avendo un dibattito interno sull’uscita dall’OPEC, una decisione che scuoterebbe il cartello e minerebbe il suo potere sui mercati petroliferi globali“.

La testata americana spiega: “Gli Emirati si sono scontrati con i sauditi lo scorso ottobre quando l’OPEC+ ha deciso di ridurre drasticamente la produzione di petrolio per sostenere i prezzi. In pubblico, gli Emirati hanno sostenuto il taglio della produzione, ma funzionari statunitensi hanno affermato che hanno detto loro in privato che volevano pompare di più, in linea con i desideri di Washington, ma hanno incontrato la resistenza dell’Arabia Saudita“.

Cosa è l’OPEC?

Fondata il 14 settembre 1960 durante una conferenza a Baghdad per iniziativa del Governo del Venezuela a carico del presidente Rómulo Betancourt, il ministro di Miniere e Idrocarburi venezuelano Juan Pablo Pérez Alfonzo ed il ministro del Petrolio e delle Risorse minerali dell’Arabia Saudita, Abdullah al-Tariki, l’OPEC consisteva in origine di soli cinque paesi membri (Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita e Venezuela). I membri dell’OPEC costituirono un cartello il cui scopo era ed è quello di concordare la quantità e il prezzo del petrolio che queste nazioni esportano.

L’OPEC nacque come risposta dei paesi produttori di greggio al predominio economico delle aziende petrolifere straniere, principalmente anglo-americane, che fin dagli anni Venti e Quaranta, attraverso una serie di concessioni per l’estrazione, esercitavano un controllo pressoché assoluto sulla filiera produttiva (riserve, estrazione, raffinazione, commercializzazione).

Attraverso sforzi coordinati, l’OPEC cerca di regolare la produzione petrolifera e di gestire quindi i prezzi del greggio, principalmente stabilendo delle quote per i suoi membri, che detengono all’incirca i 2/3 delle riserve mondiali di petrolio. Essi forniscono il 40% della produzione mondiale di petrolio e la metà delle esportazioni. Grazie all’OPEC, gli stati membri ricevono, per il petrolio che esportano, considerevolmente più di quanto riceverebbero se non ne facessero parte. Poiché le vendite di petrolio a livello mondiale sono denominate in dollari statunitensi, i cambi nel valore del dollaro rispetto alle altre valute influiscono sulle decisioni dell’OPEC circa la quantità di petrolio da produrre.

Le decisioni dell’OPEC hanno una considerevole influenza sui prezzi internazionali del petrolio. Ad agosto 2004 l’OPEC comunicò che i suoi membri disponevano di poco margine di incremento della produzione, indicando così che il cartello stava perdendo la sua influenza sul prezzo del greggio. Il primo gennaio 2007 entrò a far parte dell’OPEC l’Angola, mentre l’Indonesia lasciò l’OPEC nel 2009, essendo diventata un importatore netto di petrolio e non essendo in grado di soddisfare le sue quote di produzione. Nel dicembre 2018 il Qatar, storico membro dell’OPEC, ha annunciato la sua intenzione di abbandonare l’organizzazione, motivando questa scelta con la concentrazione della sua attività sull’esportazione di gas naturale. Il primo gennaio 2019 il Paese del golfo abbandona effettivamente l’organizzazione.